Clamorosa sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato una signora di Ferrara che circondava di troppe cure ed attenzioni il proprio bambino.
Questa eccessiva protezione, esercitata dalla madre e dal nonno nei confronti del minore, ha determinato un grave rallentamento dello sviluppo psicofisico del bambino, poiché tenuto lontano dal resto del mondo.
Non solo il bambino è stato allontanato dal contesto scolastico (asilo), ma anche dal padre separato.
Proprio da una denuncia di quest’ultimo è nato il procedimento penale a carico della madre e del nonno.
Entrambi sono stati condannati ad una pena detentiva (coperta dal condono) di un anno e 4 mesi.
La Corte si è espressa stabilendo che “l’aver chiuso il figlio nelle mura domestiche dal 1997 al 2004” per “iperprotezione e ipercura” costituiscono reato di maltrattamento in famiglia al pari di altre forme di vessazione dei minori.
Il bambino è stato trattato come se fosse poco più di un neonato, a tal punto da non imparare ancora a camminare bene. Addirittura, il minore ha potuto conoscere i propri coetanei solo all’età di 6 anni, alle elementari.
La patologica esasperazione con cui veniva trattato il bambino aveva determinato la cancellazione della figura paterna, poiché il “regime” imposto dalla madre e dal nonno impedivano gli incontri del padre con il bimbo e, per giunta, avevano fatto in modo che il cognome paterno fosse “soppresso” nella mente del minore. Difatti a scuola il figlio era riconosciuto esclusivamente con il cognome materno.
Avv. Claudio Sansò
Presidente Sezione AMI SALERNO
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