“La puntuale analisi sociologica del Censis senz’altro
offre uno spaccato particolarmente significativo del
radicale cambiamento di costume degli italiani in ambito
familiare. Indicativo è il dato secondo cui il 22,1%
delle persone intervistate dal Censis ha riferito che il
proprio modello fosse il padre”. Così l’avv. Gian
Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli
Avvocati Matrimonialisti Italiani.“Il nostro Paese – spiega il matrimonialista – da sempre
ha considerato la figura materna del tutto centrale ed
insuperabile dal punto di vista genitoriale , anche alla
luce della sistematica e scientifica defenestrazione del
ruolo paterno che si è consumata dagli anni ’70 fino ad
oggi. Ma l’inversione di tendenza sancita anche dal Censis
è confermata anche nei procedimenti di separazione e
divorzio, atteso che almeno il 20% degli adolescenti
dichiara apertamente di voler vivere presso il padre”.L’ avv. Gassani parla di paternità “addolcita”,
laddove i padri sono più presenti nella vita dei figli,
meno autoritari e più protettivi rispetto al passato e
commenta l’altro dato significativo dell’aumento
esponenziale delle coppie di fatto: “Negli ultimi 40 anni
il matrimonio italiano ha subito un vero e proprio tracollo,
statisticamente documentato. Si è passati dai 419.000
matrimoni del 1972 ai 217.000 del 2010. Nel biennio
2009/2010 il decremento del numero dei matrimonio è stato
addirittura del 6%”.“Si tratta di numeri che fanno rabbrividire – osserva il
Presidente dell’AMI – se si pensa che da secoli il
matrimonio in Italia è un’istituzione sacra e
indissolubile. Eppure dei 500.000 bambini che ogni anno
nascono nel nostro Paese, 100.000 sono figli di coppie di
fatto, statisticamente più prolifiche di quelle
sposate”.“Altro dato importante – afferma Gassani – è che non
solo i matrimoni sono diminuiti nel loro complesso, ma si
registra l’aumento dei matrimoni civili: 85.771 nel 2009.
A Roma, per esempio, gli sposi preferiscono il Campidoglio
alla Parrocchia (il 51%). La città in cui ci si sposa di
più in Comune è Bolzano (60,3% nel 2010) a cui fa da
contraltare Potenza (4,5%).”.E precisa: “Accanto alle coppie di fatto si aggiunge il
fenomeno delle famiglie allargate (circa 775.000): trattasi
di nuclei familiari composti da separati e/o divorziati con
figli di primo, secondo e terzo letto, da cui scaturisce una
infinita trama di rapporti personali e familiari”.E sulle cause del tracollo del matrimonio l’avv. Gassani
chiarisce: “ C’è una scarsa politica sociale per le
giovani coppie e una sorta di legittimazione morale (non
ancora giuridica) di altre forme di famiglia che gli
italiani non rinnegano più. Sarebbe il caso che il
legislatore pensasse ad introdurre nuove leggi a tutela dei
diritti anche delle coppie di fatto, atteso che esse in
Italia – come conferma il Censis– ormai rappresentano
una colonna portante delle famiglie”.
…
L’aumento delle coppie di fatto, così come statisticamente riscontrato, è il chiaro segnale che gli italiani preferiscono la convivenza more-uxorio al matrimonio. Questo dato, che istintivamente ci porta a considerare la necessità di una legge che regolamenti le convivenze, in realtà è il chiaro segnale che gli italiani non vogliono sposarsi proprio per non avere vincoli legali. Auspicare una normativa che regoli la convivenza, sarebbe come dire a tanta gente:” La vostra vita di coppia deve necessariamente essere regolata da una legge!” Tra l’altro – ma questa è un’antica polemica mai sopita – la legge c’è già, quella sul matrimonio, e non appare necessario promulgare altra legge che non potrebbe che essere una fotocopia mal fatta di norme già esistenti.
Giuseppe Orsini