“Matrimonio negato”, a giorni la sentenza del giudice

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Il 24 gennaio ultima udienza per il caso della coppia, lei italiana incinta e lui albanese, a cui venne impedito di sposarsi dall’allora amministrazione guidata da Lega-Pdl. Sul tavolo una richiesta di risarcimento danni da 40mila euro

Giorni di attesa per i due “sposini mancati di Tradate”. La giovane coppia, formata da un italiana incinta di sei mesi e un 25enne di origine albanese, tentò di unirsi in matrimonio civile nel 2008, dopo due anni di convivenza. Lui non possedeva il permesso di soggiorno e l’amministrazione comunale, guidata dall’allora sindaco Stefano Candiani (Lega Nord, Pdl) impedì le nozze. Il ragazzo venne rimandato in patria e lei partorì senza di lui. I due giovani, che si sono poi sposati in Albania, hanno fatto causa al Comune di Tradate, chiedendo un risarcimento danni di 40mila euro.

In questi giorni la giunta comunale, guidata dal sindaco Laura Cavalotti (centrosinistra), ha dato l’incarico difensivo a un nuovo avvocato, Domenico Albarano. Il precedente difensore del Comune,Gianfranco Orelli, a cui era stato dato il mandato dall’amministrazione Candiani, ha rinunciato all’incarico nell’agosto scorso.

Ora, il prossimo appuntamento per la causa è in programma al Tribunale di Varese per il 24 gennaio. Si tratta dell’ultima udienza e quasi sicuramente vi sarà anche sentenza da parte del giudice. Dal comune, intanto, il sindaco non rilascia dichiarazioni ufficiali, preferendo aspettare la sentenza del giudice.

 

I fatti contestati risalgono all’estate del 2008 quando i due giovani, con la ragazza al sesto mese di gravidanza e lui senza permesso di soggiorno, si sono recati in comune per far celebrare il programmato matrimonio, dopo due anni di convivenza. All’ingresso della sala delle cerimonie, due agenti della polizia locale hanno però chiesto allo sposo di esibire il permesso di soggiorno. Nonostante le proteste dei due promessi sposi e dell’avvocato della coppia (allora Luca Carignola, che li avrebbe anche dovuti sposare) non si è potuto celebrare il matrimonio ed è nata un’accesa discussione, alla fine della quale il ragazzo è stato condotto in Questura. Qui gli è stato contestato un decreto di espulsione, in virtù del quale è stato condotto al Centro di permanenza provvisorio di Bologna e poi espatriato. Secondo la difesa dei due sposini, oggi in carico all’avvocato Silvia Borroni, non è necessario essere già titolare di un permesso di soggiorno per potersi sposare, ma è sufficienteesibire all’ufficiale di stato civile il passaporto ed il nulla osta al matrimonio rilasciato dalla propria ambasciata.

Il 25enne venne comunque rimandato in Albania, dove pochi mesi dopo i due si sono comunque sposati. Il giudice di pace, annullò poi il provvedimento di espulsione e la coppia ha fece ritorno Italia. Oggi la coppia vive regolarmente a Uboldo: marito, moglie e bambina.

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