La Suprema Corte ha assolto una mamma che ha aggredito verbalmente la rivale della figlia in amore: “Bisogna capire la rabbia di un genitore che vede andare in fumo il matrimonio tanto atteso”
La mamma della sposa se vede andare in fumo il matrimonio della figlia per colpa di un’altra può tranquillamente coprire di insulti l’amante del genero. L’autorevole benestare arriva dalla Cassazione che, in pratica, sancisce il principio secondo il quale i genitori possono dare man forte ai figli traditi, quantomeno sul piano dello sfogo. Le offese, dicono gli ‘ermellini’, sono coperte dall’esimente della provocazione, quindi vanno assolte, perchè “il legame con l’offeso” è tale “da giustificare lo stato d’ira e quindi la reazione offensiva”.
La Quinta sezione penale (sentenza 34247) ha così deliberato mandando assolta una madre che, per difendere l’onore della figlia tradita, si era presentata dalla rivale, l’amante del genero, dicendogliene di tutti i colori. Era finita sotto processo con l’accusa di minacce e ingiuria (era stata assolta dal giudice di Pace nel novembre 2008 con la formula “perché il fatto non sussiste”) perché, rivolgendosi a una giovane, colpevole di “avere rubato il marito della propria figlia”, le aveva detto: “ti squarto, brutta puttana”. Contro l’assoluzione della madre, si è rivolto alla Cassazione il Procuratore presso il Tribunale di Cosenza per chiederne la condanna.
La Suprema Corte ha bocciato il ricorso della Procura e ha evidenziato che “l’esimente”, prevista dall’art. 599 c.p., è “applicabile anche nel caso in cui la reazione dell’agente sia stata diretta contro persona diversa dal provocatore, quando quest’ultima sia legata all’offeso da rapporti tali da giustificare, alla stregua delle comuni regole di esperienza, lo stato d’ira e quindi la reazione offensiva”. E la rabbia di un genitore che vede andare in fumo il matrimonio del figlio, dice piazza Cavour, è da capire.
IGN
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