Gli italiani sono sempre più infedeli nella vita matrimoniale.
In un matrimonio su due vi è un infedele. Nel 70% dei casi si tratta di infedeltà occasionali, le cosiddette “scappatelle”, commesse dai “traditori seriali”, autentici professionisti dell’infedeltà.
Nel 60% dei casi le infedeltà vengono consumate con i propri colleghi di lavoro, spesso nelle ore pomeridiane. Altra formidabile occasione per tradire sono le chat o i social network.
Le mogli stanno raggiungendo i mariti nelle statistiche degli infedeli (45% donne – 55% uomini). Gli avvocati matrimonialisti, insieme ai loro investigatori, sono i più “spioni”, perché stanno scoprendo nuovi fenomeni familiari e sociali legati ai matrimoni degli italiani. Il 7% dei tradimenti è a sfondo omosessuale, secondo una ricerca del Centro Studi AMI e secondo l’indicazione del Prof. Vincenzo Mastronardi, docente di Psichiatria presso l’Università La Sapienza di Roma.
I processi di separazione e divorzio sovente riguardano tradimenti con persone dello stesso sesso o transessuali (sempre più di moda).
Il difficile, per un difensore, è mostrare le prove fotografiche di tale tipo di tradimenti al coniuge. Anche le mogli, nel 4% dei casi, tradiscono con una persona dello stesso sesso.
La Cassazione, con la sentenza n. 7207/09, si è pronunciata relativamente ad un tradimento omosessuale equiparandolo, in termini di gravità e addebitabilità della separazione, ad una infedeltà eterossessuale.
Gli uomini che tradiscono a livello omosessuale (o transessuale) il più delle volte posseggono un grado di istruzione medio-alto e un livello socioeconomico superiore alla media.
Se fossero effettuate indagini e/o investigazioni sul conto di tutte le famiglie italiane, ne uscirebbe un quadro molto diverso da quello offerto dagli stereotipi più consolidati.
Avv. Gian Ettore Gassani
Presidente Nazionale AMI
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