Molte coppie in Italia (circa 6 mila all’anno) dichiarano la propria disponibilità all’adozione internazionale di uno o più minori. Nel 90% dei casi si tratta di coppie sterili. E’ indubbio che il nostro Paese sia da sempre tra i più generosi e che per gli italiani l’adozione rappresenti senz’altro una scelta d’amore e di coraggio. Non sempre, però, dietro la decisione di adottare vi è autentico altruismo. Molte coppie, infatti, cercano di colmare il loro terribile vuoto genitoriale e, di conseguenza, di rinsaldare (a volte salvandolo) il loro matrimonio attraverso l’adozione di un bambino straniero (l’adozione nazionale, a causa della bassissima natalità che si sta registrando in Italia, è diventata sempre più rara).
“Quando l’approccio all’adozione è strumentale a risolvere problemi esistenziali e di coppia e il bambino da adottare diventa un riscatto personale e sociale si violano i principi della legge 184/83 che ha sancito che è il minore che ha il diritto ad una famiglia e non viceversa”, spiega il presidente nazionale AMI avv. Gian Ettore Gassani. “In sostanza – continua – la suddetta legge sancisce che gli aspiranti genitori non hanno un diritto riconosciuto all’adozione, ma sono i minori ad avere il diritto di vivere serenamente in un ambito familiare. E’ sempre più frequente, quindi, la ricerca di adottare il ‘bambino perfetto’ (piccolo, biondo, occhi azzurri, sanissimo). La Suprema Corte ha rafforzato un principio già adottato da molti addetti ai lavori secondo cui qualsivoglia forma di razzismo o preclusione mostrata dagli aspiranti genitori debba ritenersi indicativa di una inidoneità all’adozione internazionale. Il bambino da adottare dev’essere amato a prescindere e soprattutto ‘a scatola chiusa’ senza possibilità di scelta. In teoria la legge prevede che una coppia, che ha chiesto di poter adottare, debba accogliere qualsiasi bambino indipendentemente dalla sua etnia, colore della pelle, età o condizioni di salute. Purtroppo nella prassi capita troppe volte che le coppie finiscano con lo scegliere il figlio adottivo. L’odierno provvedimento della Suprema Corte di Cassazione indubbiamente darà una spallata fortissima ad una mentalità consumistica e razzistica di molte coppie”.
Le cause del netto calo delle domande di adozione e dei relativi decreti di idoneità che si è registrato negli ultimi tre anni sono da ricercare, in ogni caso, nel farraginoso iter burocratico che le coppie devono subire prima di ottenere l’adozione. I tempi e i costi di tale percorso sono del tutto aleatori. Urgono a parere dell’AMI importanti cambiamenti della procedura adozionale che da un lato combattano ogni forma di razzismo e dall’altro consentano le adozioni a costo zero. Nel 70% dei casi, infatti, le adozioni riguardano il ceto medio alto, non potendo le fasce economicamente più deboli permettersi una adozione internazionale.