Roma, 1 luglio 2010
La scia di sangue continua ancora.
Non era mai successo che uno stalker si spingesse ad uccidere due vittime contemporaneamente.
Gaetano De Carlo, ieri, ha ucciso Maria Montanaro e Sonia Balcone, in un’autentica giornata di follia.
L’uomo, come è noto, era stato denunciato ben sette volte per stalking.
Occorre, a questo punto, un momento di riflessione su quelle che sono in concreto le misure che la nostra legge pone in difesa delle vittime di persecuzioni moleste.
Il fenomeno è emergenziale perché, nonostante la nuova legge sullo stalking, molte donne continuano a morire per mano di autentici folli.
È evidente che questa legge da sola non basti, come dimostrano le cronache di tutti i giorni.
Se lo Stalker è uno psicolabile può bastare una denuncia, un ammonimento della questura o un mero arresto di qualche giorno?
La risposta è no.
Ogni volta che c’è un caso di stalking, il presunto responsabile dovrebbe essere sottoposto a perizia psichiatrica e nel caso in cui quest’ultimo dovesse essere considerato un soggetto particolarmente pericoloso, occorrerebbe applicargli la misura di sicurezza dell’ O.P.G. (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) al fine di neutralizzarlo.
È risaputo che lo Stalker, quando è un pazzo, diventa ancora più cattivo e pericoloso dopo la denuncia.
Si può morire così per colpa di uno psicolabile?
Ma vi è un reale interesse a tutela delle donne nel nostro Paese?
O forse dobbiamo sospettare che la legge sullo stalking sia l’ennesima legge “scatola vuota” prodotta dal nostro legislatore?
La verità è che in Italia vi è un garantismo a senso unico, quasi sempre a vantaggio del carnefice.
Quando furono chiusi i manicomi, tutti i grandi “filosofi” del nostro ipocrita Paese, esultarono perché ritennero che si fosse chiusa una pagina nera dell’Italia.
Nessuno si preoccupò – però – di introdurre alternative ai manicomi.
Per cui, chiusi quest’ultimi, ci siamo trovati centinaia di migliaia di pazzi per strada con un residuale intervento dei reparti di psichiatria degli ospedali e relativa applicazione dei T.S.O. (Trattamenti sanitari obbligatori).
La mattanza nei confronti di tante donne non è colpa solo di chi le ha uccise, quanto di una cultura buonista ed irresponsabile, del tutto sganciata dalla realtà e del buon senso.
L’AMI si sta battendo per la prevenzione della violenza intra-familiare e contro le donne, come è dimostrato dai nostri continui interventi a mezzo stampa e da una serie di iniziative formative e sociali che hanno trattato il delicato tema (per esempio il nostro ultimo Congresso Nazionale del 29 e 30 gennaio 2010 a Roma).
L’aspetto ancora più agghiacciante è il senso di impotenza e di assuefazione della gente, della politica e di molti mass-media.
Fanno più notizia due mammelle nuove dell’attricetta di turno che un bambino sgozzato del suo genitore o di un pazzo che uccide una donna che lo ha rifiutato.
Avv. Gian Ettore Gassani
Presidente Nazionale dell’AMI