La pericolosa assuefazione che si sta facendo largo tra gli italiani rispetto alle stragi quotidiane in famiglia degli ultimi giorni, è un pericoloso campanello d’allarme.
Negli ultimi cinque anni vi è stata una recrudescenza di reati intrafamiliari di tipo ‘minore’ (ingiurie, percosse, minacce, maltrattamenti) come si evince dai referti ospedalieri, dalle sentenze penali e da quelle di separazione e divorzio.
Una separazione giudiziale su tre è caratterizzata da fatti violenti commessi da un familiare. Il numero di questi fatti violenti è impressionante . Tuttavia soltanto nel 7% dei casi queste violenze minori vengono denunciate e soltanto raramente viene condannato il colpevole, segno questo che si sta creando nella testa degli italiani una sorta di personale impunità/immunità atteso che picchiare o umiliare un familiare nel nostro Paese costituisce reato solo sulla carta. Stessa situazione di impunità si registra nel settore del diritto dio famiglia atteso che raramente fatti violenti vengono sanzionati con l’addebito.
“Il nostro sistema giudiziario, per la sua cronica disorganizzazione, non può tutelare i soggetti deboli delle separazione e dei divorzi”, dice l’avv. Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani. “Si continua a non investire nulla sul versante familiare e minorile: è tutto spostato sulla lotta alle mafie. Questa politica giudiziaria si sta rivelando del tutto infelice perché non prende atto della evidente trasformazione dei costumi della famiglia italiana e della sua crescente disgregazione che sta producendo morti e feriti. In tale contesto socio-culturale-giudiziario è molto facile passare dallo schiaffo alla coltellata. Purtroppo nel nostro Paese, a tutti i livelli, ci si limita a fare solo la ‘conta dei morti’. I matrimonialisti italiani, impegnati in prima linea nei gravi conflitti familiari, chiedono al Guardasigilli di valutare l’ipotesi di un inasprimento delle sanzioni penali (attualmente simboliche) relativamente ai reati intrafamiliari. E’ scientificamente dimostrato che l’assassino in famiglia perviene a gesti estremi solo dopo un lungo percorso di violenze minori in danno della vittima. Ciò dimostra che, con una diversa organizzazione politico-giudiziaria, si sarebbero potute salvare molte vite”.