“Il nostro Paese, a differenza di tutti gli altri in Europa, tende ad una sorta di eccessiva tutela dei figli ultramaggiorenni, a volte anche quarantenni, costringendo la terza età a sobbarcarsi sacrifici economici e patrimoniali che il comune sentire stenta a comprendere. L’Italia rischia di mantenere il primato mondiale dei ‘bamboccioni’ o, per dirla all’americana, dei boomerang kid (i ‘bambini’ che tornano a casa)”, commenta l’avv. Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani.
“A parere dell’AMI – continua Gassani – l’aver contratto matrimonio, indipendentemente dalla durata e qualità di quest’ultimo, deve presupporre una scelta attenta e consapevole fondata su basi di indipendenza ed autonomia psicologica ed economica da parte dei figli che, dal momento del ‘sì’, consapevolmente sanno di staccarsi dal cordone ombelicale della loro famiglia d’origine. Poiché il 30% delle unioni in Italia è costituito cosiddetti matrimoni ‘fast food’ o ‘usa e getta’ (scaturiscono da un atteggiamento consumistico e superficiale da parte dei contraenti rispetto ad una scelta così importante), molti figli danno per scontato che, in caso di separazione e divorzio (statisticamente molto probabili per questa tipologia di matrimoni) ci saranno sempre papà e mamma pronti a scucire i cordoni della borsa e, se sarà necessario, a riorganizzare la cameretta della casa paterna” .
Pur comprendendo la grave crisi economica del nostro Paese, l’AMI ritiene urgente un nuovo orientamento giurisprudenziale che porga un argine al malcostume, tutto italiano, di ritrovarsi i figli a 50 anni in casa pronti a trascinare i genitori in Tribunale laddove la paghetta non dovesse essere ritenuta adeguata.
“Quasi il 10% delle procedure familiari italiane – conclude Gassani – riguarda vertenze intentate da figli ultramaggiorenni contro genitori pensionati. Questo dato la dice lunga sulla tenuta morale e sociale in Italia. Urgono leggi finalizzate al recupero di determinati valori che possano evitare migliaia di cause civili di figli maggiorenni a danno dei genitori. L’Ami ritiene che soltanto nel caso di gravi patologie fisiche o mentali un figlio possa pretendere, superata l’età di 30 anni, di essere mantenuto dai genitori”.
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Decisione superficiale o no, contraente maturo o no, tante separazioni immotivate potrebbero essere evitate se fosse imposta d’obbligo la terapia di coppia prima che uno dei coniugi avanzi ricorso di separazione senza che l’altro sia daccordo. Soprattutto se ci sono figli di mezzo.
Se uno è cresciuto bamboccione perchè i genitori lo hanno cresciuto così o sia per patologie mentali ancora poco evidenti e da sposato non riesce a staccarsi dalla famiglia di provenienza e ad essere indipendete, con l’obbligo di fare una terapia di coppia, il problema potrebbe essere rilevato in tempo e magari l’altro coniuge che si trova con le mani legate, grazie alla terapia di coppia avrebbe l’opportunità di salvare il matrimonio ed essere aiutato ad affrondare il problema ed evitare così una separazione giudiziale della quale il coniuge richiedente, poi maturando potrebbe scoprire di pentirsi.
E anche se dopo aver tentato, questo non bastasse a salvare il matrimonio, una reladione redatta dal medico che ha seguito la coppia nella terapia, potrebbe essere sicuramente utile alla difesa del coniuge che rischia ingiustamente l’addebito della separazione.
Vorrei sapere in che momento il genitore si può appellare e chiedere al figlio di prendersi le proprie responsabilità visto che noi genitori non godiamo dell’immortalità e non possiamo continuare a mantenerli a vita!!!!
ho tre figli di cui i primi due maggiorenni uno di quasi trenta e l’altro di 23 non lavorano ma non si sforzano neanche di trovarlo si cullano sul problema crisi e mancanza di lavoro e sulle sentenze che vengono emesse giornalmente dai giudici che i genitori devono mantenere i figli fin che morte non vi separi!
Credo che usare questo atteggiamento di super protezione faccia solo del male xchè non costringe questi ragazzi a prendersi la responsabilità della propria vita.
E poi per mantenimento cosa intendono i giudici?
Vitto e alloggio o vestiario divertimenti e quant’altro?
Non c’è risentimento nelle mie parole ho dato ai miei figli quello che potevo senza viziarli sono felice di averlo fatto ma quando arriverà il momento che anche i genitori possano godere di un pò di pace e pensare un pò di più alla loro vita?