Mai più in carcere i figli delle detenute

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ROMA – Le mamme di bambini fino a sei anni di età non dovranno più stare in carcere, a meno di particolari esigenze cautelari di “eccezionale rilevanza”. E’ quanto prevede una proposta di legge approvata dall’Aula della Camera, con 460 voti favorevoli e 5 astenuti, che innalza del doppio (attualmente è di tre anni) l’età del figlio della donna detenuta, finora costretto a vivere dietro le sbarre assieme alla madre.
Secondo la documentazione fornita dal Governo, nel corso dell’esame parlamentare, le donne detenute con prole nelle carceri italiane a giugno 2010 erano 54 e altrettanti i bambini di età inferiore a tre anni presenti negli istituti. Alla stessa data risultavano funzionanti 13 asili nido, su un totale di 25.

Nasce l’ICAM, il “quasi-carcere” per le mamme. Il testo approvato – con l’astensione dei radicali (che pure per primi lo avevano presentato ma ora lo considerano inadeguato per la scarsa copertura finanziaria) – sta ora per passare all’esame del Senato. Il provvedimento prevede che, quando imputati siano una donna incinta o una madre di prole di età inferiore a sei anni, che conviva con lei (oppure un padre, qualora la madre sia morta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza ai figli) non ne possa essere disposta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari eccezionali: in quel caso è possibile disporre la sistemazione in un “istituto a custodia attenuata per detenute madri” (I.C.A.M.).

Regole nuove per i figli malati. Cambiano anche le regole che disciplinano il diritto di visita al minore infermo, anche non convivente, da parte della madre detenuta o imputata (o del padre, nelle stesse condizioni). Il magistrato di sorveglianza – in caso di imminente pericolo di vita o di gravi condizioni di salute del minore – potrà concedere il permesso, con provvedimento urgente, alla detenuta o all’imputata per visitare il figlio malato, con modalità che, nel caso di ricovero ospedaliero, devono tener conto della durata del ricovero e del decorso della patologia.


Repubblica.it

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