“Il vero indicatore per trarre un bilancio del nostro modo di essere italiani sono sicuramente i programmi televisivi che vengono propinati a qualsiasi ora del giorno, ed anche in fascia protetta, ai nostri ragazzi. Ci si lamenta della violenza minorile ma nel contempo se ne alimenta la pericolosità con messaggi terrificanti provenienti dalle televisioni, da internet e da un atteggiamento consumistico e competitivo imposto dalle fredde logiche del mercato di cui sono schiavi i figli delle nostre famiglie. Anche il sangue di adolescenti come Yara e Sarah è stato messo in bella mostra nelle fasce in cui i minori avrebbero meritato di vedere ben altro. Gli adolescenti italiani hanno dovuto partecipare ai processi mediatici riguardanti la morte violenta dei loro coetanei” dice l’avv. Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, commentando il raddoppio delle violazioni al Codice TV e Minori den 2010 reso oggi noto dal Comitato per di applicazione dello stesso Codice.
Tutto è cominciato con il duplice omicidio consumato da Erika e Omar per poi passare al delitto di Cogne: “momenti fatali del mondo televisivo italiano – continua – in cui tragedie intrafamiliari sono diventate autentico spettacolo televisivo caratterizzato da una gara tra varie testate a chi riusciva a tirare fuori i particolari più macabri, le teorie criminologiche più strampalate, le previsioni più disparate sui livelli di responsabilità degli indagati. Bambini e ragazzi ‘fanno gola’ e spettacolo quando uccidono o sono uccisi. Altro che fascia protetta e tutela della stabilità emotiva dei minori”.
Tv spazzatura significa fare i processi al di fuori del processo. Il caso di Sarah Scazzi è il riscontro di tutto questo degrado: dal primo momento di questa tragica vicenda familiare vi è stata la caccia allo scoop.
“Prima della scoperta del cadavere della povera ragazzina criminologi, maghi ed improbabili opinionisti televisivi avevano tirato fuori le più incredibili teorie, tutte puntualmente sconfessate, addirittura da chi le aveva propinate. Anche il sangue delle due gemelline e di Yara sta diventando il nuovo tormentone televisivo da propinare 24 ore su 24 ai minori. La tv scandalistica del nostro Paese non ha pietà di nessuno, non conosce norme deontologiche, sacrifica l’immagine, la vita e la morte di tanti bambini uccisi. Ma l’informazione, intesa in senso ampio, non può basarsi solo sull’audience. Essa, specie quella del servizio pubblico, deve alzare l’asticella del livello culturale di un popolo senza inquinarne le idee e lo spirito”.
Gassani conclude: “L’AMI auspica che possa essere varato un nuovo codice di autoregolamentazione che ponga il divieto assoluto di proporre ‘processi in Tv’ nelle ore protette con un ulteriore divieto anche nei telegiornali delle medesime fasce di scendere nei particolari più macabri di determinati delitti, soprattutto se commessi o subiti da minori. L’Ami propone inoltre che l’Ordine dei Giornalisti vigili attentamente ed in piena autonomia sul rispetto di norme deontologiche assolutamente irrinunciabili”.