Per loro non sarà una festa. Oggi, nel giorno dedicato ai papà, c’è chi deve continuare a fare i conti con stenti, privazioni e abbandono. Sono i padri divorziati, quelli che hanno lasciato (o sono stati lasciati) mogli e conviventi. Una condizione economica precipitata dal giorno in cui è stato deciso il divorzio. Sì, divorziare è diventato un lusso: negli ultimi dieci anni i «nuovi poveri» sono proprio ex mariti, ex conviventi, spesso genitori.
Secondo i dati diffusi dall’Ami, l’Associazione matrimonialisti italiani, in Italia il 25 per cento degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati. Nell’80 per cento dei casi si tratta di padri obbligati a mantenere mogli e figli e che finiscono per ritrovarsi a non avere più risorse per sopravvivere. Sono spesso costretti a barcamenarsi tra situazioni di fortuna per sfuggire a ponti, stazioni e panchine. Con un mutuo da coprire (quello della vecchia casa, lasciata all’ex moglie e ai figli), un assegno da versare, un affitto da pagare (per la nuova abitazione), il calcolo si fa presto: servono almeno 1.500-1.600 euro, in pratica uno stipendio. E a volte non basta nemmeno quello. Un capofamiglia che guadagna fino a 1.500 euro al mese, stretto tra le spese di mantenimento dei figli e quelle legali, si ritrova spesso a dover vivere con meno di 400 euro. Quando, dunque, non può contare sui genitori che lo riprendono in casa, finisce per «mendicare» un pasto caldo o un luogo dove dormire.
In questo contesto s’inserisce il boom di cause in Basilicata per rivedere gli assegni di mantenimento: quello che qualche anno fa un (ex) marito poteva garantire alla (ex) consorte, ora non è più in grado di garantirlo. E poi c’è la crisi che incide anche sulle unioni. Il rapporto tra licenziamento e separazione è in forte crescita per ragioni sociali, psicologiche e familiari. Non è un caso che i matrimoni naufragati siano in forte aumento soprattutto negli ultimi tre anni, in piena tempesta occupazionale, con fabbriche che chiudono e licenziamenti a go-go.
Il problema principale dei padri separati è quello della casa. D’altra parte, è già difficile mantenerne una, immaginarsi due. La Gazzetta ha registrato diversi casi di persone in difficoltà, un fenomeno che soprattutto a Potenza comincia ad assumere i connotati di una vera e propria emergenza. E c’è chi lancia la proposta di una «casa pubblica per i papà separati» sulla scia di quanto è stato già creato in altre città italiane, come Milano e Padova. Bisogna prendere coscienza di essere di fronte a un allarme sociale. L’ennesimo. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano, trasformano i separati in veri e propri clochard».
La Caritas, a livello nazionale, ha denunciato da tempo questa situazione, ma sul fronte strettamente locale siamo ancora a livello di «avvisaglie». Qui, a Potenza, l’emergenza è un’altra che rovescia completamente i termini della questione. Lo sottolinea Marina Buoncristiano, responsabile dell’osservatorio povertà della Caritas diocesana del capoluogo lucano: «Da noi accade il contrario. Sono le mamme separate che solitamente chiedono un aiuto. I figli vengono affidati alle madri e molto spesso queste donne non hanno un lavoro».
Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno.it
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Purtroppo non è sempre così ,ci sono donne separate nelle stesse identiche situazioni di povertà , condizioni in cui ci rubano tutto.
I.invece, figli vengono usati come merce di scambio.
Credo che ci sia molta ignoranza e mancanza di competenza a sparare solo sui diritti di “papà separati”.Ogni caso è da valutare a sè e trovare una soluzione dove tutti stiano bene anche dopo che una famiglia sì è sfasciata.non capisco e non sono d’accordo a fare una guerra tra ex-coniugi.La giustizia Italiana deve intervenire su questi aspetti e cercare strade meno devastanti.Questo è il mio pensiero di donna separata da due anni,e dove ,ancora, non mi sono stati riconosciuti i miei diritti.
Grazie di questa opportunità per esprimere il mio pensiero.