Adozione negata a una salernitana non vedente, per la quale si è levata la protesta dell’Unione italiana ciechi, che ha chiesto l’intervento del ministro alle Pari Opportunitá. La donna ha raccontato di aver prima avuto tutte le autorizzazioni per adottare una bimba di due mesi, ma poi, mentre stava andando a prendere la piccola, è stata raggiunta da una telefonata che le diceva di tornare indietro
Una coppia salernitana dichiarata non idonea per l’adozione, nel 2006, dopo aver frequentato ben tre corsi di formazione genitoriale, hanno finalmente avuto la possibilitá di presentare domande di adozione nazionale ai Tribunali di Sassari, Brescia e L’Aquila, dove avevano tenuto colloqui conoscitivi. Un percorso costellato di ostacoli, che avevano espresso la disponbilitá ad adottare anche un bambino non vedente o con altri handicap visivi. Il 7 maggio è stata contattata dal Tribunale dell’Aquila per ottenere in affido preadottivo la piccola Giulia – recatasi, muniti di carrozzina e vestitino, al Tribunale, per portare a casa la bimba di appena due mesi le consegnavano il decreto di idoneitá.
Non trascorrono neppure due ore che la signora, a pochi passi dall’i ngresso della casa famiglia, apprende da una telefonata di poter solo vedere la bimba, senza portarla via con sé. Tornati dal TM, ebbero la notizia che non potevano avere in affidamento la bambina poichè, a causa della mancanza di energia elettrica, il giudice non aveva potuto visionare il fascicolo su cui c’era il parere negativo del pubblico ministero.
Il giorno dopo, spegnendo ogni speranza, il giudice ha invitato i coniugi a intraprendere un percorso psicologico per verificare il possibile feeling tra loro e la minore, di soli due mesi.
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