Divorzio alla cinese

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La Corte Suprema di Pechino, ad agosto, ha reinterpretato la legge sulla spartizione dei beni in caso di separazione. Penalizzando soprattutto le donne. E il numero dei matrimoni è crollato del 30%.


In Cina niente uccide il romanticismo più del timore di perdere beni immobili. Lo afferma Jessie Jiang, da Beijing, in un articolo uscito sul sito del Time. Un mese fa, infatti, la Corte Suprema di Pechino ha reinterpretato la legge sul divorzio, cambiando così il modo in cui si affronta la divisione dei beni. Il risultato è stato una diminuzione del 30% dei matrimoni a Chongqing, città del sud ovest, dal 13 agosto ad oggi, ovvero dal giorno in cui la nuova legge è entrata in vigore.

Vediamo la ragione che sta alla base di una tale inversione di tendenza. La novità è che qualsiasi proprietà acquistata dal marito o dalla moglie (o dai genitori dell’uno o dell’altra) non sarà più negoziabile dopo il divorzio, ma tornerà esclusivamente nelle mani di chi l’ha acquistata. Questa revisione della legge sfavorisce soprattutto le donne, dato che in Cina per tradizione è il marito a provvedere all’acquisto della casa nuova. In molti casi, inoltre, la moglie contribuisce all’acquisto della dimora, ma senza che il suo nome appaia nell’atto di compravendita e quindi, dopo il divorzio, non ha diritto a ricevere indietro nulla.

Alcune coppie hanno, però, cominciato a far aggiungere il nome della moglie all’atto di acquisto del nido d’amore e il Governo è venuto incontro a questa esigenza, eliminando le tasse sull’aggiunta del nome della sposa. Il problema è che molte donne trovano sconveniente chiedere ai mariti di far aggiungere il proprio nome e quindi tacciono, ma si sfogano lamentandosi sui forum online.

Questa nuova legge potrebbe presto provocare anche uno scossone all’interno del mercato immobiliare cinese: il 60% degli intervistati, nell’ultimo mese, afferma che comprerebbe una casa solo a proprio nome prima di sposarsi, per evitare problemi dopo il divorzio. E se questa affermazione si tramutasse in dati reali, di sicuro, il mercato immobiliare cinese, già molto “caldo” ora, farebbe lievitare i costi delle case alle stelle.

Di sicuro negli ultimi anni i divorzi stanno aumentando in Cina e di conseguenza sono aumentate le spese da affrontare per portarli a termine. In questo paese, infatti, questa pratica non è frequente come in Occidente, anche se lo scorso anno 2,68 milioni di coppie ne hanno fatto richiesta, attestando un aumento dell’8,5 rispetto al 2009. La città Beijing vanta il tasso più alto di divorzi con il 39% dei matrimoni che finisce male, seguita subito dopo da quella di Shangai.


D. di Repubblica.it

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