DISEGNO DI LEGGE 957, TRA SPERANZE E CONTRAPPOSIZIONI.

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Intervista al Presidente dell’AMI


di Gilda Fasolino, giornalista


 


         Presidente Gassani, negli ultimi mesi il disegno di legge 957 ha scatenato molte polemiche, ci può spiegare i motivi per cui l’AMI ha assunto una posizione critica contro questo progetto di riforma?


 


         “Per un anno abbiamo analizzato questo disegno di legge nelle nostre assemblee. Ne è sorto un vivace dibattito al nostro interno. Sulla carta i principi che esso propone sono condivisibili, ma non sul piano della loro concreta applicazione. Quando la Commissione della Giustizia del Senato ci ha invitati ad esporre il nostro parere lo abbiamo fatto. Non ci siamo autoinvitati, come qualcuno si diverte a sostenere. Non ne abbiamo bisogno, siamo l’AMI…”


 


 


         Perché secondo l’AMI tale riforma sarebbe inapplicabile?


 


         “Partirei per gradi. Chi ha scritto questo disegno di legge ha fatto una macroscopica confusione tra affidamento condiviso e affidamento alternato. L’affidamento condiviso è, come accade in tutto il mondo occidentale, la condivisione da parte dei genitori separati e/o divorziati del percorso affettivo ed educativo dei figli, su un piano di mutuo rispetto e pari dignità genitoriale. Non significa pari tempi tra i genitori o doppia residenza. Forse chi ha scritto questo disegno di legge, ispirato da chi giurista certamente non è, avrebbe dovuto precisare che voleva varare una riforma del diritto di famiglia non già partendo dalla Legge 54/06, ma proponendone una ex novo che propone l’affidamento alternato. Già questa confusione mi pare inquietante.


 


         Perché non è d’accordo con la doppia residenza dei figli?


 


 


         “Non sono un estremista. Potrebbe essere una soluzione meravigliosa in alcuni casi. Non condivido che tale formula possa essere applicata in automatico come un principio assoluto. Da quasi un quarto di secolo espleto la professione di avvocato. Ne ho viste di tutti i colori. Ogni separazione ha le sue dinamiche e fa storia a sé. Sono sempre stato aspramente critico contro i provvedimenti preconfezionati. Essi servono solo ai giudici per fare presto. Ogni vicenda dovrebbe essere scandagliata a fondo e produrre soluzioni per il caso specifico. La doppia residenza per i figli nella stragrande maggioranza dei casi, almeno per il momento, è un’utopia. Innanzitutto occorre avere l’onestà intellettuale di ammettere che come ci sono i padri defenestrati dalla famiglia dopo la sua disgregazione, ve ne sono tantissimi, forse troppi, che si defilano del tutto dimostrando totale disinteresse per i figli. Dovremmo partire allora dalla riqualificazione globale del concetto di paternità, maternità e bigenitorialità. Per carità, oggi più di ieri, anche molte madri lasciano a desiderare da questo punto di vista. Ed è per questo che non si possono fare riforme partendo dal tetto senza pensare prima alle fondamenta. Le rivoluzioni sono come una corsa ad ostacoli, se arrivi al traguardo senza averli superati sarai squalificato.


 


         Può spiegarci meglio questa posizione critica da parte dell’AMI?


 


         “Innanzitutto non occorre essere grandi psicologi o pedagogisti per capire che un conto è gestire le sorti e i diritti di un minore di un anno e altro è gestire quelli di un adolescente. Già questo dovrebbe bastare per capire che molta gente parla a vanvera o cerca facili consensi con slogan demagogici. Un bambino in fasce è gestibile, è facilmente plasmabile, può abituarsi a tutto. Ma un ragazzo già in età scolare e soprattutto adolescente lo è molto di meno o non lo è per niente. Siamo sicuri che tutti i figli sarebbero d’accordo a cambiare casa, abitudini, cameretta, quartiere ( o città) due volte a settimana per stare tre giorni e mezzo con un genitore e pari tempo con l’altro? E’ evidente che qualcuno abbia fatto i conti senza l’oste perché non ha una visione complessiva del problema. Ciò dimostra che la doppia residenza, roba da Mulino Bianco, è una soluzione che deve essere verificata caso per caso. E siamo sicuri che sempre entrambi i genitori siano d’accordo con questa soluzione o siano in grado, pur volendola, di metterla in pratica? Non si fa i conti con la carenza di abitazioni, con l’immaturità di molti genitori, con la presenza ingombrante di nuovi partner e la nascita di altri figli, con alcune professioni che hanno orari incompatibili con la presenza costante nella vita dei figli, e soprattutto con i più svariati desideri dei bambini il più delle volte legati più alle loro abitudini che alle pur legittime pretese (quando ci sono) dei loro genitori. Qualora ci fossero le condizioni ideali sarei ben felice di applicare il principio della doppia residenza. Tante volte, ancor prima che fosse entrato in scena il disegno di legge 957, sono riuscito, con l’intelligenza e la maturità delle parti, a trovare soluzioni di tale tipo. La lungimiranza delle persone, spesso figlia di una moderna cultura sociale e di educazione personale, vale più delle leggi.


 


         Che cosa propone allora l’AMI?


 


 


         “Riteniamo che la mediazione familiare gratuita, espletata da uffici pubblici, sia una risorsa che deve entrare in queste vicende. La legge 54/06 è nata male perché non l’ha prevista. E poi varerei la “scuola dei genitori” che tutti dovremmo frequentare per capire che un conto è generare, altro è essere papà e mamma. Per qualcuno invece mettere al mondo i figli è tutto. Il resto è un optional. Occorre espandere a tutti i livelli il concetto di bigenitorialità e di complementarietà dei genitori con ruoli interscambiabili anche se distinti sul piano emotivo e relazionale. La maternità è un valore, la paternità è un altro. Detesto i mammi che sono rappresentanti di una paternità annacquata. Il padre deve fare il padre e non un doppione della madre. La penso così anche nella mia vita familiare. Se cambiasse la cultura sociale, se tutti facessero la loro parte, se tanti non ricordassero di essere genitori solo quando si sfascia la famiglia, tutto sarebbe diverso.


 


         Perché tanti padri sono discriminati dal nostro diritto di famiglia?


 


         “E’ una verità indiscutibile che la paternità sia stata oltraggiata oltremodo in Italia  fin dalla riforma del 1975. Tutto ciò è dipeso da una cultura giuridico-giudiziaria del tutto omologata e sbilanciata a favore delle madri. Chi ha pagato un prezzo altissimo sono stati i padri (non moltissimi rispetto al totale) che sarebbero stati ben disponibili e all’altezza di accudire e crescere i figli. Il sistema ha responsabilità storiche imperdonabili che hanno prodotto tragedie e orfani di genitori vivi. Molti padri sono arrivati al suicidio e di ciò siamo tutti responsabili in eterno. Molti padri sono stati umiliati e messi da parte, trattati come degli stracci, ridotti a dei “babbomat”. Neanche le femministe più sfegatate lo potrebbero negare. Del pari ho assistito a tantissime situazioni di padri delinquenti che una volta lasciata casa sono spariti senza occuparsi più dei figli. Ho visto di tutto e di più nella mia professione. Non c’è una sola situazione standard quando si sfascia la famiglia. Ce ne sono centinaia, una diversa dall’altra. Tutto questo deve cambiare, ma ci vuole tempo. Non basta una riforma propagandistica a rimuovere le incrostazioni culturali di un paese mammone, famoso tristemente per i bamboccioni aggrappati alla sottana materna fino a cinquant’anni e oltre. A fine ottobre prossimo uscirà il mio libro “27 minuti” edito da una importante casa editrice in cui parlo di paternità negata e mammoni. Come vede il problema non è discutere delle attuali indecenze del nostro diritto di famiglia, quanto l’individuazione della strategia migliore per cambiare le cose. Qualche frustrato, forse manovrato da qualcuno, ha diffuso su internet la notizia che l’AMI è contro la paternità, contro l’affidamento condiviso, contro i bambini, contro la bigenitorialità. Non vale la pena di rispondere a questa gente. L’AMI è stata la prima e l’unica a denunciare  a tutto il mondo le condizioni di povertà di centinaia di migliaia di padri separati, ormai ridotti in barboni a fare la fila alle mense della Caritas. Abbiamo fatto comunicati stampa, lo abbiamo denunciato in tutti i programmi televisivi e sui giornali. Youtube è pieno di filmati in tal senso. Abbiamo scatenato l’inferno. Eppure non c’è stato un solo grazie da parte di certi ambienti. Per certa gente riconoscere i meriti di un’associazione forense è praticamente impossibile. Le contrapposizioni servono alla sopravvivenza dei perdenti ma non a rendere costruttivo il confronto. Il sito www.avvocatiefamiglia.org è stato dedicato ad un padre ucciso per aver tentato di esercitare i propri diritti,  Angelo Ogliari. I padri della Legge 54/06 sono stati insigniti uno alla volta della carica di socio onorario dell’AMI. Per quanto mi riguarda sin dai tempi della mia militanza nell’AIAF, prima che fondassi l’AMI per via delle profonde divergenze di vedute, ho sempre invitato ai miei convegni Maurizio Quilici, Presidente dell’ISP. E poi abbiamo aperto il confronto con tutti gli altri leader storici delle associazioni dei padri separati, attirandoci la critiche di tutti. Insomma la nostra parte l’abbiamo sempre fatta dando voce a persone che raramente avrebbero potuto partecipare a manifestazioni forensi e dire tutto ciò che volevano. Tornando alla doppia residenza trovo un altro grande scoglio di cui occorre parlare. Ci sono milioni di italiani che dopo le separazioni sono andati a vivere dai genitori, in angusti monolocali o addirittura in auto. Come potremmo realizzare la doppia residenza se  mancano gli alloggi? Soltanto in alcune realtà come Genova e dintorni, Roma, Torino e Bolzano, sono state edificate case per i separati. Una goccia di solidarietà nell’oceano delle ingiustizie. Manca una politica nazionale in tal senso. Si procede a macchia di leopardo. Faremmo dormire in auto o in un monolocale fetido migliaia di bambini? Allora quando dico che la “doppia residenza di massa” è un’utopia non mi pare di dire eresie. Prima dobbiamo riscrivere la storia e la civiltà del nostro paese sul piano della solidarietà sociale e poi potremmo spingerci verso le grandi rivoluzioni. Ma qualcuno fa finta di non capire e gioca a fare il Robin Hood della paternità facendoci passare per i massacratori della bigenitorialità. Non si gioca su questi temi, si ragiona. Non si deve fare a gara a chi ha ragione, si deve mantenere la calma se vogliamo costruire una società diversa sul piano culturale e non perché un legislatore si sveglia una mattina e sforna leggi, belle sulla carta, senza vedere cosa c’è intorno. E non è vero che il 957 eviterebbe il conflitto, anzi penso che senza altre rivoluzioni preliminari sul piano culturale, lo amplificherebbe a tutto vantaggio di chi costruisce le proprie fortune sulla guerra.


 


 


         L’AMI è contro la contribuzione diretta?


 


 


         “Noi non siamo contro niente, a prescindere. Potrebbe essere questa una soluzione per alcune aree del nostro paese, diciamo da Roma in su.  Per la verità noi saremmo favorevoli al principio della rendicontazione. Spesso gli assegni destinati ai figli vengono utilizzati per altro. Ciò è inaccettabile. Il coniuge che riceve l’assegno deve documentare come e perché ha sostenuto certe spese. Questo già sarebbe un sistema per evitare il reato di appropriazione indebita. Per quanto riguarda la contribuzione diretta ancora una volta denunciamo la cecità assoluta di chi ha redatto il disegno di legge 957. Nel sud del paese vi è una disoccupazione femminile ai livelli della Grecia o del Nord Africa. Molte famiglie sono ancora monoreddito. Ma di cosa stiamo parlando? Quale contribuzione diretta in una società di disoccupati?


 


 


         Cosa prevedete sul piano sanzionatorio per il genitore alienante?


 


 


         “Noi prevediamo pene severissime in sede penale e l’inasprimento della pena dell’art. 388 del codice penale. Anche la galera, se è necessario,  potrebbe essere prevista come in alcuni paesi europei, per il genitore che tratta i figli come oggetti personali. Ormai la Cassazione si sta muovendo in questa direzione sfornando quotidianamente nuovi sacrosanti orientamenti per arginare il fenomeno dei figli sottratti ad un genitore. Pochi inoltre sono i casi di applicazione delle sanzioni dell’art. 709 ter c.p.c. La verità è che manca la specializzazione di molti giudici e talvolta un minimo di “coraggio” di applicare la legge vigente. Lo stesso vale per l’avvocatura sempre più tuttologa. Ho  inviato una lettera aperta al Presidente del CNF, Prof. Alpa, per proporgli di valutare l’ipotesi di un Codice deontologico ad hoc dell’Avvocato Matrimonialista. Ci sono troppi azzeccagarbugli nel nostro ambiente. Per colpa loro ci stiamo attirando le antipatie della gente. Forse quelli che odiano l’Avvocatura dovrebbero chiedersi anche a quali avvocati si sono rivolti per farsi difendere in procedure familiari in cui il tuttologo è come lo zucchero per un malato di diabete”.


 


 


         Come spiega gli attacchi che negli ultimi giorni sono stati destinati all’Avvocatura e anche all’AMI?


 


“In parte li comprendo, anche se non li giustifico affatto. Molti si sono sentiti traditi dall’AMI. E lo hanno fatto a torto. Molti avevano apprezzato le nostre battaglie, ma il nostro dissenso verso il 957 non è stato capito o, forse, noi non siamo stati in grado di spiegarlo. Tuttavia, non mi sono affatto piaciuti gli eccessi da codice penale di qualcuno, probabilmente mandato allo sbaraglio da qualche insulso regista. Ho stampato tutti i post offensivi ma non mi metto a fare querele. Non ne vale la pena. Sarebbe inutile.  Piuttosto mi ha dato fastidio il silenzio di molti colleghi rispetto a certi attacchi indiscriminati verso tutto il mondo forense. Le grandi Associazioni Forensi, L’AIAF, l’Osservatorio e le Camere Minorili hanno taciuto. E hanno sbagliato, a mio parere. Alla fine siamo stati noi ad intervenire a difesa della classe e ci sono piovute addosso tutte le critiche del mondo. Anche questo fa parte del gioco. Mi dispiace solo che molti dei contestatori abbiano dimenticato troppo in fretta ciò che abbiamo rappresentato per il Diritto di Famiglia in Italia e le grandi battaglie che ci hanno visti in prima linea. Nessuno ricorda che già nel 1998, quando ero nell’AIAF, sfidai il mondo intero proponendo il varo di una legge che contemplasse l’affidamento condiviso. Organizzai un convegno con il Giudice De Filippis a cui parteciparono i deputati Lucidi e Tarditi  ed il mio amico fraterno Maurizio Quilici. La nostra proposta non fu accolta bene. Anzi tutt’altro. Da quella manifestazione, tuttavia, nacque il germe  della legge 54/06. Conservo gelosamente gli atti di quel convegno di portata storica Dov’erano quelli che oggi  ci contestano? Sono sicuro che molti siano stati mossi contro di noi dalla loro disperazione personale, altri soltanto da mala fede nel non volere nemmeno per un attimo fermarsi a capire le nostre ragioni che non erano e non sono nella direzione contraria al sacro valore della bigenitorialità, tutt’altro che questo. E chi non accetta il confronto ha sempre torto, anche se dice cose giuste. La verità è che le grandi idee devono camminare sulle gambe di grandi uomini che devono saper ascoltare le tesi avverse ed avere pazienza e doti di persuasione. In questa storia noi dell’AMI abbiamo rischiato di fare la fine di Carlo Pisacane. Ma siamo pronti al dialogo e giammai allo scontro. In questi anni, fino a qualche mese fa, eravamo stati bersaglio delle femministe. Google ne è testimone. Per aver invitato Alessio Cardinale, Presidente di Adiantum, ad un congresso dell’AMI in cui si parlava di PAS, una sedicente giornalista femminista di retroguardia, L. M. , ha pubblicato pesanti insinuazioni sul mio conto, tanto che ho dovuto sporgere querela contro costei e di ciò sono al corrente molti leader dei padri separati. Come vede in questa materia è facile farsi nemici in ogni direzione. Gli esagitati e i violenti si insinuano in tutti i movimenti senza eccezioni. La battaglia del condiviso deve essere affrontata con serietà e soprattutto da chi vive l’olezzo quotidiano dei Tribunali. Non da sedicenti legislatori che pretendono di avere la bacchetta magica e se non sei d’accordo con loro  ti fanno passare  per un cialtrone qualsiasi. Non esistono lobbies o interessi di categoria da difendere. Se ho presentato uno studio per creare un disegno di legge per introdurre i patti prematrimoniali in Italia, questa è la prova che non ci sono interessi di bottega da difendere. Che esistano personaggi squallidi nell’avvocatura è vero, ma generalizzare è un esercizio da autentici idioti. E il nostro Paese di gente distruttiva e collerica ne è pieno. Per esempio, non mi pace questa guerra di genere che è scoppiata per colpa di femministe e maschilisti. Perché rivendicare i diritti dei padri criminalizzando le madri e le donne o difendere le madri facendo passare i padri come incapaci o pedofili? Questa situazione fa vomitare. Perché non fanno notizie le tantissime separazioni civili fatte da genitori intelligenti che si rispettano reciprocamente? Perché non fa notizia che il 70% delle separazioni siano consensuali grazie soprattutto agli avvocati?”.


 


 


         Presidente Gassani, cosa ne pensa del fatto che alcuni avvocati siano schierati a favore del disegno di legge 957?


 


         “Siamo una democrazia, per fortuna. Ognuno è libero di pensare come vuole. L’importante è che chiunque di noi, dinanzi agli attacchi contro tutta una classe, non se ne lavi le mani e giri la faccia dall’altra parte. E come viene negata la nostra buona fede nel non approvare per ragioni di bottega il 957, potremmo dire altrettanto nei confronti dei colleghi che scendono in piazza al fianco dei loro potenziali clienti. Io, invece, sono ottimista e non penso a queste dinamiche. Credo nella buona fede di tutti perché rispetto il mondo forense e non mi permetterò mai di sminuire l’impegno di nessuno perché ogni avvocato onesto è mio amico. E’ certo, però, che non approvo che possano esistere avvocati di genere, cioè quelli allenati a difendere una sola parte. E’ successo e succede nei centri antiviolenza, sta succedendo pericolosamente anche nel movimento per i padri separati. Per carità, ognuno è libero di fare ciò che vuole,  ma secondo il mio personale punto di vista il ruolo dell’avvocato è quello di difendere indistintamente tutti, senza condizionamenti, senza preconcetti in piena libertà come i medici che curano tutti. Noi siamo gli avvocati delle persone e non avvocati a senso unico altrimenti perderemmo in credibilità. Le grandi associazioni forensi, quelle che davvero hanno un rilievo nazionale, in questo sono tutte d’accordo. L’AMI non sarà mai serva di nessuno perché dovrà essere sempre libera di sostenere le proprie battaglie rendendo conto solo alla propria coscienza”.


 


         Parteciperà alla manifestazione del 5 ottobre a Montecitorio?


 


 


“Non credo sia il caso, dopo quello che è successo in queste ultime settimane. Ringrazio Alessio Cardinale per l’invito e la solidarietà che ha avuto il coraggio e il buon gusto di estendermi pubblicamente. E ringrazio Antonella  Flati che per difendermi è stata attaccata in tutti i modi e per questo ha preso le distanze da certi personaggi. Per loro nutro una grande stima perché sono veri leader. Ma non posso andare in una piazza che invece di sancire unità e compostezza, mostrerà divisioni, personalismi e spaccature che già si leggono su facebook con polemiche feroci e attacchi personali fuori controllo. Noi dell’AMI eravamo pronti a partecipare in centinaia da tutta Italia. Eravamo nella lista delle associazioni partecipanti. Avevo organizzato tutto con il nostro  formidabile ufficio stampa. La nostra dolorosa defezione vuole essere un messaggio forte. Se non si accetta il confronto e il rispetto reciproco, ogni battaglia è già persa in partenza. Mi dispiace non stare al fianco di Alessio Cardinale, Antonella Flati e tantissimi altri amici storici. Mancherà all’appello l’AMI, l’unica associazione forense di respiro nazionale nei fatti, con migliaia di iscritti e un centinaio di sezioni in tutta Italia, che avrebbe potuto aprire un costruttivo dibattito con il movimento per via delle tante sinergie passate. Sarebbe stato il nostro riconoscimento per certe battaglie a prescindere dalle nostre posizioni. Vorrà dire che cammineremo soli e forse riusciremo ad ottenere maggiori risultati con la nostra politica per ottenere un diritto di famiglia giusto e realista  che mille piazze piene di gente.


Anche io, tempo fa, ho sofferto, come quelli che sono scesi in piazza. Nessuno sa che un giorno anche io, presidente dell’AMI, stavo per vestirmi da Batman per rivendicare i miei diritti calpestati. Da quel momento lasciai il penale e mi dedicai al diritto di famiglia.


 


 


                                              GILDA FASOLINO, giornalista

Commenti su DISEGNO DI LEGGE 957, TRA SPERANZE E CONTRAPPOSIZIONI.

  1. il 70% delle separazioni avvengono in consensuale perchè gli uomini oramai consapevoli della sicura sconfitta peraltro di già preannunciata dall’avvocato come lei..accettano la consensuale per limitare i danni ..così dite a i mariti in separazione.ora cosa volete mostrare con questa intervista? è palese il forviare delle intenzioni..parlare di alcune gesta a favore della classe..elargire cotanta saggezza..ma dietro infido fine…ma ci faccia il piacere di aiutare e non distruggere.Si ricordi che l’italia deve essere gestita dagl’italiani (popolo)

  2. Giuseppe

    Complimenti per il tuo commento , d’accordo con te che ogni associazione a un suo scopo e nessuno segue lo stesso , io Per primo o sempre mandato msg su faceebook di mettersi insieme e fare tutti un unico programma ma mai nessuno mi ha dato ascolto , io non sarò presente il 5 ottobre , primo perché facendo Parte dei Papa separati di Agrigento nessuno mi ha contatto per potere organizzare un gruppo e partire per Roma , poi quanti Papa hanno la possibilità di partire per motivi economici , non era più facile organizzarne una per provincia nello stesso giorno in tutta Italia , sicuramente più numerosi , magari mi sbaglio o Sara un utopia ma tutto questo si può ormai siamo tanti da fagli paura potremo essere un partito , Giuseppe 3293618285

  3. Aurelia

    Sono presidente del Ciatdm (Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori), e voglio dire che il DDL 957 l’ho esaminato in tutte le sue parti arrivando alle stesse conclusioni dell’ Avv. Gassani perchè alcune parti dello stesso non possono e non sono condivisibili dal Ciatdm. Il DDL 957 è più un DDL che vuole tutelare i diritti dei genitori separati ( madri e padri )piuttosto che quello dei BAMBINI. Pensiamo al fatto della doppia residenza o domicilio che non solo a nostro avviso sarebbe impraticabile per tutte le ragioni spiegate ampiamente nell’intervista perchè a nostro avviso ingenerebbe confusione nei figli i quali non avrebbero un punto di riferimento fermo della loro vita quotidiana. Ladoppia residenza o domicilio inoltre crerebbe un problema di non facile soluzione. Pensiamo al bambino che va a scuola come potrebbe frequentare la scuola se la scuola dove è iscritto dista chilometri dalla residenza edal domicilio dell’altro genitore ? Pensiamo che reintrodurre l’affido alternato così come esisteva prima della legge 54/2006 sia una soluzione non praticabile perchè l’affido alternato era applicato solo se fra gli ex coniugi non vi era litigiosità. Quindi il Ciatdm si domanda e chiede come può essere praticabile la soluzione della doppia residenza o del doppio domicilio del bambino con tempi uguali per entrambi i genitori da passare con i propri figli ? Chi sarebbero poi i controllori che contolleranno se i tempi di permanenza passati dal bambino o con il padre o con la madre sono uguali ? Questo è un primo problema che il legislatore dovrebbe e si troverebbe a dover risolvere. Altro punto critico è l’introduzione della Pas ( Sindrome Alienazione Parentale ) , che, anche se viene definita sindrome non è certamente una malattia, ma bensì, una condotta perchè la parola ALIENAZIONE significa eliminare, pertanto il genitore che la pratica è un genitore che chiaramente vuole eliminare dalla mente del figlio/a l’altro genitore, ed essendo come ho scritto prima una CONDOTTA come tale ad avviso del CIATDM deve essere pesantemente sanzionata. Ultimo punto è che la Mediazione Familiare deve si essere rivista, ma in forma diversa e cioè a nostro avviso deve essere uno strumento utile per il giudice che deve inviare in mediazione familiare la copia che intende separarsi ancor prima di pronunciare l’affido del bambino. Inviare in madiazione familiare prima della pronuncia del giudice significherebbe aiutare la copia separanda ad elaborare quel progetto educativo di divisione di compiti e ruoli dei genitori che si separano per la cura dei propri figli. Infatti il Disegno di legge iniziale che ha portato alla legge 54/2006 aveva tre principi cardine che erano la bigenitorialità vale a dire responsabilità genitoriale al 50% per entrambi i genitori, mantenimento diretto sulla base di capitoli di spesa di entrambi i genitori, e da ultimo la mediazione familiare. Nella legge 54/2006 durante l’iter parlamentare per la sua approvazione parte di quei principi cardine sono stati snaturati, ed inoltre per correttezza d’informazione è stata approvata dal Senato con una seduta notturna in tutta fretta dall’allora maggioranza per chè le Associazioni per la riforma premevano affinchè venisse approvata, cosa che a nostro avviso è stato un errore, ed oggi le stesse Associazioni chiedono di approvare il DDL 957. Quindi il Ciatdm si sente di condividere tutte le perplessità espresse non solo dall’ AMI, ma anche da altri organismi auditi dalla Commissione Giustizia, pur ribadendo che semmai và rivista la giusta e corretta applicazione della legge 54/2006 correggendo quelle distorture applicative della stessa emerse ad oggi. Grazie.

  4. loretta cornacchia

    Bravo Presidente Gassani, concordo soprattutto al punto COSA PREVEDEDE SUL PIANO SANZIONATORIO PER IL GENITORE ALIENANTE? Purtroppo mia figlia Valentina morta suicida il 30 settembre 2008, grazie al suo ex , con la complicita’ dei servizi sociali di Ravenna e trib. per i min. di Bologna, per un figlio tolto per diffamazioni, alienato e mai piu’ ritornato. Ora orfano di madre morta e famiglia materna in vita, prima orfano di madre in vita e famiglia materna in vita. Grazie anche alla giornalista

  5. Vittorio

    Sono separato da oltre dieci anni e divorziato da circa sei. Ho ottenuto la separazione dal coniuge con l’affidamento prima esclusivoe poi condiviso ed alternato. Da circa nove anni i miei figli hanno la doppia residenza, hanno cambiato per i primi due anni ogni tre giorni e dopo ogni mercoledì. Hanno avuto coasì due genitori effettivi e di ruolo ed una vita serena. Ora a 20 e 13 anni , rispettivamente, sono forti, hanno due genitori veri e soprattutto hanno costruito un bel carattere, sicuro, determinato e critico. Tuttavia, non è da estendere ma è da condividere. Sarebbe comunque auspicabile che divenisse la soluzione maggiormente appklicabile.

  6. Jacopo

    Scrivo la presente per esprimere tutta la mia stima all’esimio collega Gassani sperando di potermi congratulare di persona al prossimo convegno AMI per quanto espresso nell’intervista avente ad oggetto la L. 957. La posizione assunta dall’AMI è indice di assoluto buon senso, segno che l’AMI lavora davvero nell’esclusivo interesse di quanti soccombono innanzi ai soprusi e ingiustizie. Quei padri (onesti) che da un lato hanno ad oggi lottato per i sacrosanti diritti loro negati, non hanno dato peso dall’altro all’aver legittimato la violenza di genere esercitata da coloro che si sentono padri per il sol fatto di aver generato, negando ogni forma di mutuo rispetto e pari dignità alle madri onerate spesso solo di doveri, colpe inesistenti e responsabilità. A tal proposito, condividendo il dissenso verso l’avvocatura di genere, al pari ritengo aberrante l’esistenza di CENTRI (romani) privati accreditati presso il Tribunale (dei minori) che si professano a tutela del minore, esponendo targhe fuorvianti, ma che nei fatti si propongono il becero fine di tutelare TUTTI i padri separati, dichiararli sulla carta “adeguati” anche quando affetti da disturbi della personalità evidenti (bordline, privi di autocontrollo) – ma fuori dalle loro mura – il tutto ad esclusivo danno di chi realmente dovrebbe stare al centro della tutela, cioè il minore. Gravi omissioni vengono al proposito commesse senza valutare i danni irreversibili che in tal modo si arrecheranno al minore di oggi, uomo di domani. Vorrei denunciare che proprio in questi Centri lavorano stuoli di donne, vere e proprie isole saffiche create per depistare le mal capitate madri che ritengono che i propri figli siano in buone, ottime mani. Madri uscite a fatica dal buio di persecuzioni e violenze, ignare che da lì a poco verranno accusate di aver paura e non voler incontrare l’altro genitore per i comportamenti violenti da questi manifestati, spesso definite responsabili di averli provocati. per questo la generalizzazione è un esercizio deleterio, da veri criminali!
    Le basi per costruire un domani sereno dipendono dal buon senso ed onestà che conducono a certe decisioni. Soprattutto in un campo in cui il diritto dovrebbe veramente limitarsi a lambire e non sovrastare tali requisiti assumono rilevanza fondamentale.
    Auspicherei pertanto che i buoni padri, onesti e responsabili, vedano realizzati i propri sogni sempre nel rispetto delle aspettative dei figli e della dignità morale e fisica dell’altro genitore.
    Auspicherei che gli uomini prepotenti, violenti e irresponsabili, venissero curati (ove possibile) prima di arrecare danni e pregiudizio ai loro figli biologici (naturali o legittimi che siano).
    Che le donne che hanno protetto i loro figli dal genitore violento (subendo angherie giudiziarie) non siano costrette da alcun Giudice a “santificarsi” senza avere tale ambizione (anche questa è una forma di violenza) dietro il vessillo del “bene del minore”. ma possano ritrovare LIBERTA’, GIOIA di vivere e CORAGGIO negati.
    Intendo dire che ben venga l’affido condiviso ma solo per i genitori ragionevoli che mostrano rispetto reciproco (anche fuori dai centri di mediazione…) e civiltà; ma si ricordino quanti sono avocati a certificare l’adeguatezza di un genitore che “tappare” o nascondere i vuoti morali ed emotivi di chi difetta dei requisiti basilari propri della figura paterna equivale a indurre il Giudice a pronunciare una sentenza errata (è una grande responsabilità che potrebbe costare anche la carriera nella perseveranza a oltranza…).

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