L’assegno di divorzio può essere ridotto in relazione allo scarso apporto dato dal coniuge “libertino” alla gestione familiare durante il matrimonio.
Questo interessante principio giurisprudenziale deriva dalla sentenza numero 28892 del 27 dicembre 2011 con la quale gli Ermellini hanno respinto il ricorso di una trentottenne che rivendicava un più alto assegno divorzile.
La prima sezione civile ha invece confermato quanto statuito dalla Corte d’appello di Bologna, osservando che correttamente la spettanza dell’assegno, liquidato nella misura di soli 200,00 euro, si basa “in ragione del comportamento e della condotta di vita tenuti incontestatamente” dalla donna durante il matrimonio, caratterizzati da vita libera e disordinata, abitudine a frequentare locali notturni, abuso di sostanze alcoliche e psicofarmaci”.
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