E’ boom di richiesta di alloggi da parte di padri separati, a seguito delle cause di separazione e divorzio che a Milano, aumentate di quasi il 10% tra il 2009 e il 2010, passate cioè da 8.445 a 9.243, hanno superato il numero dei matrimoni, in calo vertiginoso: dalle 2.500 nozze celebrate in Comune nel 2008 si è passati alle 1.753 dell’anno scorso e alle 1.120 dei primi dieci mesi del 2011, mentre nella Chiesa cattolica i matrimoni si sono ridotti a un terzo rispetto a dieci anni fa. Si acuisce così l’emergenza per i singles di ritorno che, fatte le valigie, rovinano, nei casi peggiori, nello status di indigenti, trovandosi sulle spalle assegno di mantenimento, mutuo della prima casa, neo-affitto di una seconda e riduzione o perdita del lavoro, a volte concausa principe della rottura, tal’altra sua diretta conseguenza.
Si conteggiano solo nel milanese circa 50mila padri in seria difficoltà per sostenere i costi di un alloggio e per il fenomeno, ormai dilagante in ogni fascia sociale, anche tra quelle un tempo considerate più abbienti, il centro studi degli Avvocati matrimonialisti italiani, distretto di Milano, prevede addirittura il raddoppio del numero entro i prossimi 10 anni. Proliferano così i progetti a sostegno dei padri, il nuovo sesso debole, verrebbe da dire, e per contrastare la novella emergenza, sia a livello istituzionale, sia privato.
Inaugurata un anno e mezzo fa, per esempio, la «Casa dei papà separati» continua a mietere successi. Progetto pilota avviato dalla Provincia di Milano e dall’assessorato alla Politiche sociali, di concerto con il collegio dei Padri Oblati, all’interno del santuario dell’Addolorata al centro di Rho, è stato persino visitato a metà gennaio di quest’anno dalla Bbc scozzese per un documentario sulle soluzioni efficaci opposte alla disgregazione delle famiglie in atto.
Il progetto prevede infatti l’assegnazione di 15 delle 30 camere presenti nella struttura, allestite come mini-alloggi, ai padri in difficoltà in possesso dei requisiti richiesti. Tra cui, oltre al reddito inferiore ai 20mila euro annui, alla presenza di figli minori e a un atto di separazione legale, anche la capacità di riprogettarsi, intercettata durante accurati colloqui di selezione.
«Le stanze vengono concesse per un periodo variabile dagli otto ai 12 mesi – spiega Bruna Ubbiali, assistente sociale nell’assessorato provinciale di Massimo Pagani – per sostenere i padri nella prima fase, quella dello shock post-separazione, durante la quale offriamo anche consulenze psicologiche, tentando poi l’accompagnamento nella fase della ricostruzione». Affitto di 200 euro, stanze grandi e luminose, con possibilità di ospitare su brandine figli di qualsiasi età, per consentire il mantenimento o il riallacciamento dei rapporti interrotti, in un progetto nel quale la Provincia ha stanziato dall’apertura a oggi circa 200mila euro fino al maggio 2012, quantificabili in 400 euro al mese pro capite. Tra gli ospiti, d’età compresa tra i 45 e i 55 anni, campioni di ogni umanità: disoccupati tout court, mediatori turistici, impiegati a basso reddito, ma anche ex-dirigenti, promotori finanziari, stranieri di religione diversa dalla cattolica… «Sono qui dal 1° dicembre, – dice Giancarlo Vaiarelli, 54enne romano e fotostampatore di livello, passato persino dalla realizzazione dei Caroselli con Aldo Fabrizi ai servizi di moda di prestigio internazionale – per l’attuale peggioramento della crisi, iniziata però per me già dopo la caduta delle Torri Gemelle, nonch´ dopo la morte di Gianni Versace, tra i miei principali clienti». Economica in primis e poi coniugale. «Ci siamo lasciati consensualmente, ma solo qui ho trovato la pace: lo spazio è a misura d’uomo e le mie figlie vengono spesso a trovarmi». Ce l’ha solo con gli avvocati, «che si arricchiscono sulle disgrazie altrui», ma spera di farcela grazie a questo supporto iniziale. E come lui tanti altri, non tutti con la voglia di raccontarsi. La «Casa dei papà separati», che costituisce un unicum nel panorama delle nuove strutture italiane istituite ad hoc, non resterà, però, tale.
IL GIORNALE
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Io leggo spesso articoli che riguardano ahimè questa piaga…e mi chiedo ma solo io non percepisco un centesimo per i miei figli…mi trovo per adesso come tanti ad attrevarsare un periodo di grande difficoltà , ho chiesto aiuto ai padri dei miei figli (la grande è nata dal mio 1° matrimonio e il secondo da una convivenza disastrosa) e che mi sento rispondere dal mio ex marito abbiamo l’affidamento congiunto e in sede di divorzio abbiamo firmato davanti il Giudice che non avrei percepito niente perchè la bambina doveva stare 4 giorni con me e 3 con il padre e quindi il mantenimento non doveva sussistere.Il padre del mio bambino , invece siccome aveva un’attività propria ha chiuso bottega e adesso fa l’animatore turistico in giro per il mondo non passa un centesimo al figlio…da premettere che mi figlio ha dei problemi e QUOTIDIANAMENTE lo accompagno al Centro di riabilitazione che dista da me 15 km e questo mi comporta un imegno non solo finanziario ma anche a dover trascurare il mio lavoro e mia figlia…Ditemi VOI perchè io mi trovo dall’altra parte della barricata e se mi lamento rischio l’intervento dell’assistente sociale , con le conseguenze del caso..PERCHE’ io madre DA SOLA non vengo CAUTELATA nè dalla LEGGE nè dalle ISTITUZIONI e tanto meno dalle varie ASOOCIAZIONI…CERTI PADRI VANNO BENE PER SCENDERE SOLO IN PIAZZA MA IL GROSSO DEL LAVORO PER I FIGLI LO FACCIAMO NOI…..NON HO NEMMENO PIU’ IL TEMPO DI FARMI IL SEGNO DELLA CROCE ALTRO CHE SCENDERE IN PIAZZA…GRIDO LA MIA DISPERAZIONE IN SILENZIO SOTTO LA DOCCIA PER NON FARMI SENTIRE DAI MIEI FIGLI…..