Strage ad Umbertide: nel 50% delle stragi familiari le vittime avevano gia’  chiesto aiuto alle Forze dell’Ordine

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 (ANSA) – ROMA, 8 NOV – Nel 50% delle stragi familiari le
vittime avevano già chiesto aiuto alle Forze dell’Ordine e alla
Magistratura, come nel caso della moglie di Mustapha, che aveva
presentato una denuncia formale contro il marito per minacce,
violenze e lesioni. Lo rileva l’associazione avvocati
matrimonialisti(Ami) in relazione alla vicenda dei due bambini
uccisi dal padre ad Umbertide. "Ciò significa – spiega il
presidente dell’Ami, Gian Ettore Gassani – che la denuncia a
volte si trasforma in vera e propria condanna a morte anziché
essere un efficace meccanismo di prevenzione e di protezione".
Secondo Gassani: "diverse sono le questioni da analizzare dietro
l’episodio gravissimo che ha visto come vittime due bambini e
non come tradizionalmente accade l’altro coniuge, per vendicarsi
del quale l’uccisione dei figli è diventato il metodo più
cruento".
In questi casi, aggiunge, si è di fronte a "uomini che
erano stati lasciati e non avevano accettato la separazione o di
esponenti del mondo islamico immigrati in Italia che rifiutavano
gli usi e costumi occidentali. Come dimenticare, infatti, Hina
Saleem, ragazza pakistana uccisa in Italia dai parenti come
punizione per non volersi adeguare agli usi tradizionali della
cultura d’origine o Sanaa Dafani, sgozzata dal padre in quanto
colpevole di avere un fidanzato italiano".
"Nel caso specifico ricorrono entrambe le circostanze –
afferma l’avv. Gassani – in quanto il vero obiettivo della furia
omicida di Mustapha Hajjaji, manovale di 44 anni, era la moglie,
‘rea’ non solo di averlo lasciato ma anche di non indossare il
velo". "L’Italia non può ignorare questo fenomeno e, in favore
di una politica di reale integrazione degli stranieri in Italia,
occorrerebbe vigilare, magari con l’introduzione di nuove
disposizioni di legge – prosegue – affinché chi decide di
trasferirsi nel nostro Paese accetti realmente, soprattutto tra
le mura domestiche, le nostre regole sociali e giuridiche, prima
fra tutte la libertà di espressione di ciascuno e la parità ed
uguaglianza tra uomo e donna e tra marito e moglie". 

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