In Italia le famiglie aumentano di numero ma diventano sempre più “piccole”. Lo testimonia l’Istat pubblicando oggi alcuni nuovi dati del censimento 2011.
Vive infatti in famiglia la quasi totalità della popolazione residente in Italia al 9 ottobre 2011 (99,5%), mentre appena lo 0,5% risulta vivere in convivenza (istituti assistenziali, ospizi, istituti di cura, eccetera). Seguendo un trend che va avanti da decenni, il numero di famiglie è aumentato fra il 2001 e il 2011, da 21.810.676 a 24.611.766 unità (+12,8%) e rispetto al 1971 la crescita è del 54%. Le famiglie tendono a essere sempre più piccole, come si vede dal numero medio dei componenti; nel 1971 una famiglia era mediamente composta da 3,3 persone, nel 2011 da 2,4. Nel 2011 il numero medio di componenti per famiglia è superiore al dato nazionale soltanto nell’Italia Meridionale (2,7) e in quella Insulare (2,5), mentre il Nord-ovest, il Nord-est e il Centro si attestano su valori al di sotto della media del Paese. A livello regionale, le famiglie mediamente più numerose risiedono in Campania (2,8 componenti), quelle con il numero medio di componenti più basso in Liguria e Valle d’Aosta (2,1 componenti). Le famiglie unipersonali sono quasi una su tre e risultano in notevole aumento rispetto al censimento 2001, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dei mutamenti demografici e sociali. Dal 2001 al 2011 sono passate da 5.427.621 (24,9% del totale delle famiglie) a 7.667.305 (31,2% del totale).
Un altro dato significativo è il quasi raddoppio, in 10 anni (2001-2011) del numero di separati legalmente e divorziati, passato da 1.530.543 a 2.658.943. Un separato/divorziato su due ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni. Al 9 ottobre 2011 si contano 4.632.226 vedovi (in lieve aumento rispetto alla data di riferimento del censimento 2001). Sei vedovi su dieci sono ultrasettantacinquenni; quanto al sesso si tratta di donne nell’82,4% dei casi. Lo squilibrio di genere è invece a favore degli uomini se si considerano i celibi/nubili: sono 12.939.651 uomini e 11.555.325 donne e tre su quattro non hanno ancora compiuto trentacinque anni.
Gli stranieri censiti provengono da ben 196 paesi, ma oltre la metà è originaria di soli cinque paesi; inoltre le collettività dei primi venti paesi rappresentano quasi l’82% della presenza straniera totale. I cittadini rumeni, con oltre 820 mila censiti, sono un quinto del totale, seguiti dai cittadini albanesi, marocchini, cinesi e ucraini. Rispetto alla tornata censuaria del 2001, gli aumenti più consistenti in valore assoluto sono tra i cittadini rumeni (che passano da 74.885 a 823.100), seguiti da quelli albanesi, marocchini e cinesi (complessivamente circa 650mila in più).
Interessanti anche i dati sulle case: al 9 ottobre 2011 le abitazioni occupate da residenti sono 24.141.324, 2.488.036 in più del 2001 (+11,5%). Il 28,2% è stato censito nel Nord-ovest, il 19,8% nel Nord-Est, il 19,8% al Centro, il restante 32,2% nel Mezzogiorno. In quarant’anni (1971-2011) le abitazioni occupate crescono del 58%, senza particolari modifiche nella loro distribuzione sul territorio. In media ogni famiglia ha a disposizione un’abitazione di 40,7 metri quadri, dai 36,8 metri quadri del 2001, con un massimo in Emilia Romagna di circa 45 metri quadri e un minimo in Campania di 33,8 metri quadri. L’abitazione di proprietà è una realtà consolidata nel nostro Paese. Le famiglie che possiedono la casa in cui vivono sono il 72,1% (17.666.209), quelle in affitto il 18% mentre il restante 9,9% usufruisce dell’abitazione dove risiede a titolo gratuito o a titolo di prestazione di servizio. Nelle cinque ripartizioni italiane la percentuale di famiglie in abitazione di proprietà non si discosta molto dal dato nazionale, varia tra il 69% del Mezzogiorno e il 74% del Nord-Est.
Tratto dal Sole 24 Ore
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