“Il massacro avvenuto a Lecco, che ha visto una madre di origine albanese uccidere a coltellate le tre figlie, ripropone in tutta la sua drammaticità l’infanticidio, un fenomeno ancora più agghiacciante del femminicidio”, così l’avv. Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani.
“Le statistiche – spiega il matrimonialista – si concentrano troppo sulle morti degli adulti (specie delle donne) e troppo poco della mattanza dei bambini ad opera dei loro genitori. Non è vero che quando la coppia scoppia, la violenza e la furia omicida si proiettino soltanto nei confronti del coniuge o del convivente. Molto spesso il bersaglio sono i figli, che vengono uccisi per vendetta da chi non regge lo sconforto di essere stato lasciato dal partner”.
E continua: “Purtroppo, bisogna ammetterlo, la gran parte degli infanticidi è consumata dalle madri, come è certificato da uno studio del prof. Vincenzo Mastronardi, docente di psichiatria presso l’università La Sapienza di Roma. Dal 1970 ad oggi, secondo i dati dell’università, circa 500 bambini sono caduti sotto la furia dei genitori. Invece si calcola che circa diecimila bambini abbiano subito gravi lesioni o danni permanenti, sempre negli ultimi 40 anni, causati da madri e padri. Peraltro, spicca anche l’agghiacciante spettacolarizzazione delle morti di questi poveri bambini da parte dei genitori assassini, i quali scelgono quasi sempre armi rudimentali e orrende scene del crimine”.
“Si sono fatte le leggi per combattere il femminicidio e ora – sostiene l’avv. Gassani –con altrettanto vigore bisogna studiare misure per prevenire la mattanza dei bambini durante le separazioni e i divorzi. Innanzitutto non è più possibile pensare che le coppie che arrivano in Tribunale non possano usufruire gratuitamente di percorsi di psicoterapia o mediazione familiare. Ostinarsi nel ritenere che una causa di separazione sia soltanto una questione giuridica è quanto mai irresponsabile, valutando il livello di odio che può scatenarsi in una coppia che si sta disgregando”.
Infine: “La proposta dell’AMI è chiara: prima di arrivare davanti al giudice, i coniugi dovrebbero seguire un percorso gratuito finalizzato alla elaborazione del lutto che la fine di un rapporto può determinare. Urge pertanto una riforma processuale del diritto di famiglia e soprattutto una campagna di sensibilizzazione affinché si prenda coscienza del fatto che i diritti dei bambini hanno una priorità su tutti gli altri”.
Concordo Pienamente Lanciamo una petizione on-line e/ raccolta firme per questa intelligente proposta dell’AMI è chiara: prima di arrivare davanti al giudice, i coniugi dovrebbero seguire un percorso gratuito finalizzato alla elaborazione del lutto che la fine di un rapporto può determinare.
Che eviterebbe inutili tragedie, alleggerirebbe i tribunali e toglierebbe un po’ d’ossigeno a tutti gli sciacalli che girano intorno ai separati.
E si farebbe il vero interesse dei bambini.
Buona giornata
Pasquale:):D;)
Non viviamo nella foresta o comunque isolati ma in una società che ci condiziona quotidianamente, ci costringe, ci tassa e spesso ci impone direttamente od indirettamente quello che dobbiamo fare e come comportarci. In una società del genere è lo Stato che, assumendosi le sue responsabilità, deve intervenire con gli opportuni provvedimenti, tempestivi e risolutivi, a risolvere sul nascere problemi ormai atavici, conosciuti e sperimentati anziché guardare da un’altra parte o ipocritamente attribuire la colpa ad altri. lo Stato deve essere presente in casi di forte indigenza, di problemi psichici, di annunciata violenza, La intempestività dello Stato in taluni casi diventa complicità. Presenza, tempestività, efficacia ed equità dei provvedimenti costituiscono la soluzione di moltissimi problemi, violenza sulle donne compresa. Il resto, sensibilizzazione o quant’altro ai problemi, può viaggiare parallelamente. Leggi antiviolenza sulle donne o quant’altro non servono se non a far apparire la donna come una specie protetta ed alimentare taluni circuiti. La donna è un essere umano come l’uomo e parità significa avere uguali diritti e doveri sanciti dalle medesime leggi.
L’infanticidio derivante da separazione anche questo è da attribuire allo Stato. Il fatto che un genitore venga espropriato dei figli, del frutto del proprio lavoro e quindi della dignità, della serenità e della propria progettualità di vita, cosa che avviene spesso nelle separazioni a causa del costo di queste e spesso degli oneri cui almeno uno dei genitori viene sottoposto, non vi dice nulla? Non vi dice niente il fatto che altrettanto spesso anziché fare gli interessi dei minori si fanno quelli di un genitore anche se ciò viene contrabbandato come interesse del minore? Perché quando i genitori o uno è in difficoltà non interviene, con aiuti, lo Stato anziché togliere i figli ai genitori. Chiaramente ci si riferisce a casi dove non vi siano problemi di altra natura. Ogni infanticidio, ogni femminicidio, è una sconfitta dello Stato.
Sono d’accordo sulla campagna di sensibilizzazione a sostegno della richiesta di riforma processuale. Pronta a pubblicizzarla, se opportuno, nel mio blog.
La prevalenza di donne tra i colpevoli di infanticidio credo trovi spiegazione, più (oltre?) che nella sindrome di Medea, nella paura di non farcela. Da qui la convinzione ( ovviamente distorta) di dover sottrarre i figli a un futuro insostenibile.
“Con altrettanto vigore bisogna studiare misure per prevenire la mattanza dei bambini durante le separazioni e i divorzi”.
D’accordissimo, Avvocato, a tutti i livelli però!!! Ho partecipato ad un master in pedagogia giuridica, tra l’altro sostenuto dall’AMI, che nel formare alla CTP sosteneva gli interessi degli adulti e non dei minori. I miei interventi a privilegiare gli interessi dei minori sono stati definiti dal Responsabile del Corso come influenzati dal lavoro che svolgo, la tutela dei minori appunto. Sono stata invitata cortesemente ad andarmene con la restituzione dell-‘intera spesa sostenuta perché avevo messo in subbuglio il gruppo di corsisti, molte insegnanti desiderose di plauso nella lotta contro ex mariti, che rivendicavano il diritto a rifarsi subito una vita, certe che i bambini sono i primi ad adattarsi a tutto. Ho scelto di ritirarmi e mi è rimasto il rammarico della mancata denuncia. Tutti noi siamo costruttori di cultura, e dobbiamo guardare seriamente “dentro” chi sosteniamo, poi certo ognuno risponde per sè.
Per me la violenza e l incivilta non hanno sesso , e’ miope estupido catalogare azioni ignobili in base alle varie categorie : sesso nazionalita ceto sociale ecc ecc
di conseguenza lei sta dicendo che tutto il movimento femminista è stupido… Qui si parla di statistiche. E’ molto più probabile che ad uccidere un bambino sia una donna che un uomo. Di fronte ai numeri tutte le parole valgono 0
Pingback: Una nuova emergenza (mediatica)? | femdominismo