Oltre 200mila coppie potranno chiedere subito lo scioglimento del matrimonio. È questo il primo impatto del divorzio breve sui coniugi che oggi sono già separati, ma non hanno ancora maturato il periodo minimo di tre anni attualmente richiesto. Infatti il disegno di legge che disciplina la nuova tempistica consente a marito e moglie di lasciarsi definitivamente dopo sei mesi di separazione (se è consensuale) o dopo un anno (se è giudiziale), a prescindere dalla presenza di figli.
Con un’attesa, in ogni caso, di molto inferiore ai 36 mesi imposti finora dalla legge sullo scioglimento del matrimonio del 1970 (la 898). Si tratta di una riforma che da alcune legislature il Parlamento sta provando a portare avanti, senza successo.
I tempi brevi – in base al testo attuale del Ddl che però potrebbe essere ancora modificato – si applicheranno anche a tutte le coppie che hanno già chiesto la separazione da almeno sei mesi (se si sono lasciate consensualmente) o da un anno (se sono in conflitto). Ed è questa norma transitoria quella che con ogni probabilità farà impennare le domande di divorzio subito dopo il debutto delle nuove disposizioni.
Vediamo perché. In tutto il 2012 (l’anno degli ultimi dati ufficiali del ministero della Giustizia) le separazioni sono state circa 96mila, di cui 64mila congiunte e 32mila giudiziali. E il numero è più o meno costante nel corso del tempo. Ipotizzando anche le istanze presentate nel 2013 e nella prima parte di quest’anno, si può stimare che le coppie potenzialmente in lista d’attesa per il divorzio breve siano più di 200mila in tutta Italia, di cui quasi 100mila nei quattro distretti di Corte d’appello di Roma, Milano, Napoli e Torino (si veda il grafico a fianco). Detto diversamente, all’entrata in vigore delle nuove norme, le istanze potrebbero quadruplicare il dato di circa 55mila divorzi all’anno registrato nel 2012.
Al di là della probabile impennata iniziale delle domande, a regime con il divorzio breve si ridurrà di molto l’attesa imposta ai coniugi prima che sia messa la parola fine al matrimonio. Oggi, in media, passano tre anni e 8 mesi tra il momento in cui si riconosce la crisi di coppia e quello dell’addio definitivo. E questo nel caso più semplice possibile, quando marito e moglie sono d’accordo e si separano consensualmente per poi arrivare a un divorzio congiunto. Con le nuove regole, invece, in questa ipotesi si arriverebbe a un anno e due mesi.
Si tratta di una stima dell’effetto minimo, perché il disegno di legge sul divorzio breve mira a ridurre i tempi, oltre che abbattendo il periodo di riflessione oggi chiesto ai coniugi, anche con alcuni interventi sulla procedura. Le nuove norme, infatti, in primo luogo anticipano il momento da cui calcolare il decorso del periodo di separazione: oggi si considera la comparizione di marito e moglie di fronte al presidente del tribunale, mentre con il divorzio breve i termini inizieranno a scorrere dalla notifica della domanda di separazione o dal deposito del ricorso, se è presentato insieme dai due coniugi. Inoltre, mentre attualmente occorre sempre attendere, prima di presentare la domanda di divorzio, che la separazione giudiziale sia pronunciata sia pronunciata con sentenza passata in giudicato, il Ddl sul divorzio breve permetterà di chiedere lo scioglimento del matrimonio anche se il giudizio di separazione è in corso e sono ancora pendenti le domande accessorie.
di Valentina Maglione – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/Ok1sCa
ricorso consensuale presentato al Tribunale di Velletri a metà Dicembre, udienza fissata a fine maggio. Su Roma , febbraio il deposito e settembre l’udienza. Non capisco il senso dei sei mesi nella tempistica concreta. A questo punto non sarebbe preferibile unificare separazione e divorzio??
grazie
Anna Claudia Salluzzo