Una valanga di domande di divorzio in arrivo dal 26 maggio, giorno di entrata in vigore della legge n. 55/2015 sul divorzio breve. Ogni anno vengono infatti definite più di 60 mila domande di separazione consensuali e più di 30 mila giudiziali. Finora questi ex coniugi avrebbero dovuto aspettare tre anni prima di presentare la domanda di divorzio. Ora i tempi si sono ridotti, rispettivamente a sei mesi e un anno. Oltre 200 mila coppie, quindi, la settimana prossima potranno presentare la domanda di divorzio. E la maggior parte di loro certamente lo farà. Con il rischio di ingolfare la macchina della giustizia, vanificando così, almeno per ora, lo scopo della legge che era quello di accelerare i tempi. Tempi che oggi, soprattutto quando manca l’accordo tra gli ex coniugi sono molto lunghi. Occorrono infatti, mediamente 650 giorni per definire una separazione giudiziale e 660 giorni per un divorzio. In questi casi, quindi, la velocizzazione non ci sarà, o sarà molto modesta.
Una volta smaltita la prima ondata, i risparmi potranno essere invece significativi per i divorzi consensuali, che attualmente richiedono mediamente 110 giorni per la definizione della separazione e 130 per il divorzio.
In questi casi si potrebbe porre però un ulteriore problema: quello della tutela della parte più debole. Dall’anno scorso la domanda di separazione o di divorzio, a certe condizioni, può infatti essere proposta con la procedura di negoziazione assistita o semplicemente davanti all’ufficiale dell’anagrafe civile. Quest’ultima procedura è decisamente più economica, anche perché non richiede l’assistenza del legale, ma proprio per questo lascia gli ex coniugi abbandonati alle loro forze. Non è prevista infatti nessuna forma di controllo delle condizioni di separazione o divorzio. Nello stato di forte stress emotivo nel quali spesso si trovano le parti coinvolte, una di loro potrebbe approfittare della debolezza psicologica dell’altra.
Per il resto bisogna riconoscere che il limite dei tre anni che doveva intercorrere tra la domanda di separazione e quella di divorzio non aveva più molto senso. La ratio di questa dilazione stava infatti nel tentativo di spingere gli ex coniugi a riflettere a lungo sul passo che stavano per compiere, nella speranza che questo consentisse ad alcune coppie di recuperare il legame che stavano cercando di sciogliere. A questo fine era sufficiente infatti la ripresa della convivenza. La pratica ha dimostrato però che i casi di ripensamento sono stati rarissimi, da qui la scelta di semplificare tempi e procedure per la maggior parte delle coppie intenzionate a separarsi.
tratto da http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201505151953036014&chkAgenzie=ITALIAOGGI