La decisione dopo un’ispezione dell’Asp, la telefonata della preside per segnalare le assenze da scuola e le dichiarazioni di un’insegnante che aveva notato tracce di feci canine sul grembiule del più grande.
POTENZA – O i cani o i bambini. E’ la scelta che il tribunale dei minorenni di Potenza ha imposto a una coppia confermando l’affidamento dei due figli a una casa famiglia: i genitori, a detta dei magistrati, avrebbero trascurato i piccoli per accudire i loro 12 cuccioli a quattro zampe, in condizioni igieniche problematiche. Tutto è partito da una denuncia per maltrattamenti sugli animali dei vicini, con cui marito e moglie (lui consulente a contratto per le pubbliche amministrazioni e lei casalinga) condividono una villetta bifamiliare in campagna, con un ampio giardino retrostante.
L’Asp, l’Azienda sanitaria provinciale, avrebbe effettuato un paio di ispezioni constatando che il ‘benessere’ dei cani era sostanzialmente assicurato. Ma un mese dopo lo scontro si è riacceso e in breve la situazione è precipitata. Prima con la segnalazione di condizioni di possibile disagio per i figli della coppia per le “condizioni igieniche in cui vivono” a causa dei “diversi cani custoditi all’interno dell’immobile”. Poi con la telefonata della loro preside ai carabinieri, per segnalare le assenze da scuola, e le dichiarazioni di un’insegnante che aveva notato sporcizia e tracce di feci canine sul grembiule del più grande. Di qui il decreto d’urgenza con cui gli assistenti sociali, a dicembre, li hanno prelevati da scuola.
Secondo il collegio del tribunale “i bambini hanno sofferto incuria, affettiva, igienica ed educativa”. Sarebbero stati privati di “relazioni sociali” perché in occasione dei compleanni non avrebbero festeggiato con le candeline sulla torta e, sempre a causa dei cani, i genitori avrebbero impedito che invitassero gli amichetti a casa. A nulla è servito che la coppia si sia liberata di metà degli animali e abbia ripulito il giardino della villetta dalla spazzatura accumulata. Tanto meno che i figli abbiano espresso il desiderio di tornare con i genitori.
I magistrati hanno respinto perfino la richiesta di aumentare le visite consentite (una alla settimana) nella casa famiglia, rimproverando l’atteggiamento della madre perché lì “tiene in braccio (…) come fossero neonati e cerca di baciarli sulle labbra, anche se loro si ritraggono”.
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