li ermellini hanno annullato una sentenza della corte di appello di Messina che aveva respinto la richiesta di due coniugi che volevano tornare ad abitare nell’appartamento ceduto anni prima in comodato gratuito al figlio.
Basta con il parassitismo delle giovani coppie a scapito di genitori anziani che non possono più permettersi il ‘lussò di continuare a lasciargli in comodato la casa, data in concessione a titolo gratuito, al figlio o alla figlia quando hanno messo su famiglia per aiutarli nei primi passi della vita adulta.
Lo afferma la Cassazione spezzando una lancia a favore degli anziani bisognosi di aiuto che si trovano a dover combattere con figli non disposti ad alleviare le necessità di padre e madre alla prese con gli acciacchi e le spese in salute e assistenza che la terza età richiede. In queste situazioni, i figli che hanno goduto della casa in comodato messa a disposizione dalla generosità dei genitori devono restituirgliela, perché la vecchiaia stessa porta con sé l’aggravio di spese da fronteggiare.
Ricorda infatti la Cassazione, accogliendo il ricorso di due coniugi anziani di Messina che volevano riavere l’appartamento dato al figlio in comodato e dove ancora questo vive da tanti anni con la moglie, che sui figli «grava l’obbligo di assistenza in favore dei genitori anziani che non consente di porre sulle spalle di questi ultimi una sorta di onere permanente di contribuzione delle più giovani generazioni».
«L’età avanzata, di per sé portatrice di inevitabili problemi di salute e della conseguente necessità di fronteggiare maggiori spese economiche» – afferma la Cassazione – deve «essere considerata un fattore decisivo» per decidere la revoca del comodato ancor più, segnalano gli ermellin, come nel caso esaminato nel quale lo stesso comodato ha una data “risalente» e i figli sono più che grandicelli, tanto che uno è anche maggiorenne.
I due genitori, avevano sempre perso contro figlio e nuora la causa per riavere il loro appartamento, che era pure l’unico che possedevano. Senza successo, in primo grado davanti al Tribunale di Messina avevano fatto presente che la loro richiesta «si fondava sull’insorgenza di uno stato urgente e imprevedibile di bisogno, costituito dalle loro precarie condizioni di salute e dalla necessità di affrontare cospicue spese mediche».
L’anziana coppia fu condannata anche al pagamento delle spese processuali e fece appello ma si sentì rispondere dai magistrati di secondo grado, nel 2016, che risultava solo che avevano «patologie correlate all’età e tali da non richiedere un esborso mensile particolarmente elevato al punto da giustificare la richiesta di restituzione del bene in questione».
Ora la Suprema Corte – con la sentenza 17332 – ha ordinato alla Corte di Appello di Messina di riesaminare il caso con la dovuta considerazione per il diritto di Maria e Francesco di riavere casa loro.
” lo stesso comodato ha una data “risalente» e i figli sono più che grandicelli, tanto che uno è anche maggiorenne.”
Immagino che qui ci sia un errore e “grandicelli” siano ormai i nipoti