Si è tenuta ieri a Roma, presso ex Hotel Bologna (via Santa Chiara n.5) una importante conferenza stampa organizzata dal Magistrato di Cassazione Romano Benito De Grazia, fondatore del Centro Studi Lazzati di Lamezia Terme.
In una sala gremitissima è stato posto l’accento sulla piaga della criminalità all’interno della politica che sta flagellando l’intero meridione e che ormai punta ad espandersi su tutto il territorio nazionale.
Il dott. De Grazia ha illustrato, da par suo, la realtà della sua amata Calabria non mancando di fare riferimento alle altre regioni del sud. Il suo disegno di Legge ha ad oggetto “il divieto di propaganda elettorale alle persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica Sicurezza”.
“Basta con le parate inutili”, ha dichiarato il magistrato.
“E’ arrivato il momento di dire basta al drammatico connubio mafia – politica”.
“Tale fenomeno di pericolosa commistione non appartiene ad un colore politico o ad uno specifico schieramento, ma investe tutti gli schieramenti, sia a destra che a sinistra”.
Parole, queste, condivise da tutti.Hanno preso poi la parola il Senatore Nuccio Iovane (DS), il Senatore Salvatore Buonadonna di Rifondazione Comunista, l’On.le Franco Amendola (DS), l’On.le Franco Laratta (Margherita), l’On.le Rossi Gasparini (Gruppo Misto), il regista Giuseppe Ferrara.
Hanno, altresì, partecipato Mario Congiusta, il Gruppo Giovanile ULIPSES e Maria Grazia Messineo di Locri.
Insomma tale incontro ha dimostrato che in Calabria, come nel Sud del Paese, la speranza di cambiare le cose è ancora viva.
Ora ci sia permessa una considerazione.
Nel mezzogiorno d’Italia la criminalità è radicata nel territorio da tempo immemorabile.
Occorrono nuove leggi e uomini come De grazia.
Ma urge un riassetto socio – economico del Mezzogiorno.
Occorrono misure atte a fronteggiare la miseria e la crescente disoccupazione.
Miseria e disoccupazione sono il terreno fertile della mafia.
La scellerata politica degli anni ’50 e ’60 che ha favorito l’emigrazione di milioni di meridionali nel nord Italia e all’Estero, non ha fatto altro che consegnare il Sud alla mafia. Vi sono paesini in Calabria la cui popolazione è quasi del tutto femminile.
Più è povero il Sud e più la politica del malaffare diventa potente ed in contrapposizione con lo Stato.
Dunque occorre una nuova politica sociale ed economica nel e per il Sud.
Occorre togliere alla mafia la possibilità di poter controllare tutto e tutti, di poterci ricattare, di poterci affamare se lo vuole.
Per fare ciò occorrono uomini lungimiranti e realisti. Per prima cosa vanno esaltate le risorse naturali del territorio (turismo ed agricoltura), evitare la “fuga dei cervelli” e dei giovani in generale.
Urgono leggi come quella di De Grazia che pongano fine alla politica del malaffare e della mafia, ma occorre una politica governativa che l’appoggi e che aiuti il meridione al proprio sviluppo economico evitando le elemosine assistenzialistiche (altro grosso regalo alla mafia).
Ecco il disegno di Legge
Art. 1
Alle persone indiziate di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, alla camorra o ad altre associazioni comunque localmente denominate che perseguono finalità o agiscono con metodi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso, sottoposte alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, è fatto divieto di svolgere propaganda elettorale in favore o in pregiudizio di candidati e simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente.
Art. 2
Il sottoposto a sorveglianza speciale di p.s. e che, trovandosi nelle condizioni di cui all’art. 1, propone o accetta di svolgere attività di propaganda elettorale, e il candidato che la richieda o in qualsiasi modo la sollecita, sono puniti con la reclusione da uno a sei anni.
Art. 3
Con la sentenza di condanna il Tribunale dichiara il candidato eleggibile per un tempo non inferiore a cinque anni e non superiore a dieci, e, se eletto, lo dichiara decaduto.
Il Tribunale ordina, in ogni caso, la pubblicazione della sentenza passata in giudicato, al prefetto della provincia del luogo di residenza del candidato, per l’esecuzione del provvedimento dichiarativo di ineleggibilità o di decadenza.