Quando si affronta il tema della violenza domestica, molto spesso, erroneamente, siamo spinti a pensare che la stessa viene consumata da un uomo ai danni della donna.
Invece, purtroppo, la violenza patita da un uomo per mano della propria donna, negli anni, è cresciuta in maniera esponenziale.
Tuttavia, per amore della verità, occorre precisare che tra le due forme delle sopra citate violenza vi è una notevole differenza: la violenza nei confronti ella donna, soprattutto negli ultimi anni, viene denunciata, mentre, molto spesso, per vergogna e pudore, l’uomo tende a non denunciare, né, tantomeno, a ribellarsi a tutte quelle forme di violenza, più o meno subdole, che la propria donna gli cagiona.
Molte donne, con la loro condotta vessatoria e calunniosa, minano, sovente la libertà, la dignità e l’autostima dei loro uomini, provocando in loro stessi un vero e proprio senso di frustrazione che, a lungo andare, mina sia la loro anima che il loro corpo.
Vi sono uomini, che, pur di salvare la pace famigliare, subiscono in silenzio ogni forma di violenza, ciò soprattutto quando vi sono figli minori.
In quest’ultimo caso, è il minore stesso che viene ricondotto ad un oggetto di strumentalizzazione per fare del mare al proprio uomo.
Ma non solo.
Vi sono uomini che, per amore della famiglia e, per amore della propria donna, “ mettono da parte l’orgoglio” fino al totale annullamento di se stessi.
Ora mi chiedo se tutto questo possa essere annoverato come amore, fino a che punto l’ego di un uomo, il suo amor proprio, debba essere calpestato.
A mio parere questo non è amore.
Amare significa, anche, rispettare la libertà dell’altro.
Lasciare il proprio uomo libero è la prima forma di amore.
Mettere il proprio uomo in “gabbia”, ovviamente, non è amore, ma uno squallido possesso.
Quindi, concludendo, come le donne, giustamente debbono alzare la tesa e denunciare ogni forma di violenza, così parimente lo deve fare l’uomo.
Roma, 30.11.2022
Avvocato Valentina Di Bartolomeo (SOCIA AMI LAZIO)