La Corte di Cassazione ha risolto i dubbi interpretativi generati dalla riforma Cartabia del processo civile, ristabilendo un unico criterio interpretativo.
ochi giorni fa la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28727 pubblicata il 16 ottobre 2023, ha dato il via libera al ricorso congiunto e con un unico atto per chiedere la separazione e il divorzio: in sostanza, le coppie che intendono separarsi e divorziare potranno farlo nel corso dello stesso procedimento, sottoscrivendo un solo atto da depositare in Tribunale, evitando così i costi e i tempi di due diversi giudizi.
Con questo verdetto, la Suprema Corte ha dunque risolto i dubbi interpretativi generati dalla riforma Cartabia del processo civile, ristabilendo un unico criterio interpretativo. La novità, decisa il 16 ottobre dalla Cassazione a Sezioni Unite, è arrivata in seguito a una questione sollevata dal tribunale di Treviso, che aveva chiesto indicazioni in sede di legittimità per risolvere una questione di diritto che presentava gravi difficoltà interpretative. Già la Cartabia, infatti, aveva ammesso la facoltà di presentare contestualmente la domanda di separazione e quella di divorzio, semplificando l’iter e generando uno scenario di maggiore stabilità degli accordi, ma ne era scaturita una situazione non chiara dal punto di vista interpretativo, con pronunce discordanti di vari Tribunali su tutto il territorio nazionale. Ecco, adesso la Cassazione ha ristabilito un unico criterio, estendendo l’ambito di applicazione della novità introdotta dalla Cartabia anche ai divorzi consensuali e non solo ai casi contenziosi.
Cosa cambia, quindi? Il fatto è che, all’indomani dell’entrata in vigore della Riforma, alcuni Tribunali, come Firenze e Treviso, hanno applicato la nuova legge solo ai giudizi contenziosi. Invece altri Tribunali, come Milano e Genova, hanno applicato estensivamente la nuova procedura anche ai procedimenti congiunti, cioè quelli in cui i coniugi hanno trovato un accordo sulle condizioni della separazione e su quelle del loro futuro divorzio.
Nel contrasto interpretativo, il Tribunale di Treviso ha sottoposto la questione alla Corte di Cassazione, che ha deciso di seguire l’orientamento del Tribunale di Milano chiarendo che la Riforma va applicata indistintamente a tutti i coniugi che intendono separarsi e divorziare, essendo assurdo e paradossale che lo Stato penalizzi proprio i cittadini che, trovando delle intese tra loro, alleggeriscono il carico di lavoro dei Giudici e facilitano la risoluzione dei conflitti familiari.
Adesso anche i coniugi che scelgono la strada della consensuale, in qualunque Tribunale d’Italia si trovino, potranno depositare un unico ricorso con le condizioni della separazione e del divorzio, pagando un’unica imposta e non dovendo tornare dai legali per rinegoziare le condizioni dell’accordo tra separazione e divorzio. Una volta depositato il ricorso unitario, viene fissata l’udienza di separazione e poi, automaticamente, quella di divorzio e il Tribunale, in entrambi i casi, si limita a recepire gli accordi tra i coniugi controllando unicamente che non siano in contrasto con l’interesse dei figli minori.
Ciò non significa che in Italia si possa arrivare direttamente al divorzio, come avviene nella maggior parte dei Paesi europei, in quanto la separazione resta uno step necessario e, comunque, anche in caso di accordo, tra separazione e divorzio deve intercorrere il termine di legge di 6 mesi (esteso a 12 mesi per la separazione giudiziale). Ma la vera novità è che questa sentenza afferma a chiare lettere la validità dei patti fatti con l’assistenza legale al momento della separazione e in vista del divorzio in modo da avviare lo scioglimento del matrimonio con uno scenario di maggiore stabilità, scongiurando doppi conflitti e stravolgimenti successivi.