Adozioni internazionali: si spendono fino a 14.000 euro ma i tempi sono indeterminabili.
“Una adozione internazionale in Italia ‘costa’ alla coppia tra i 6 mila ed i 14 mila euro; l’attesa minima è di 18 mesi ma spesso i tempi sono indeterminabili”. Il Presidente dell’Associazione Matrimonialisti Italiani avvocato Gian Ettore Gassani introduce così la ricerca del centro studi A.M.I. sul fenomeno delle adozioni internazionali in Italia. “Nel nostro Paese – spiega Gassani – le adozioni internazionali si conseguono esclusivamente attraverso l’intervento dei 64 enti autorizzati dalla Commissione adozioni internazionali del Consiglio dei Ministri. Gli enti autorizzati furono istituiti nel 1998 per stroncare l’odioso fenomeno delle adozioni internazionali ‘fai da te’, spesso organizzate da personaggi (avvocati, mediatori ecc…) senza scrupoli, manchevoli dei preventivi controlli sulla scelta dei minori da adottare e della verifica dei requisiti delle coppie aspiranti adottive”. Sui costi incide il Paese di provenienza del bambino: “Viaggi, permanenze anche di varie settimane (in America Latina le coppie sono sottoposte al vaglio delle autorità locali), servizi di interpretariato e spese legali nel Paese estero ne determinano l’ammontare”.
3.420 ADOZIONI nel 2007 – Aumentano in Italia le adozioni internazionali: nel 2007 sono state 3.420, nel 2006 furono 3.188. Dal 1994 al 2005 le adozioni non avevano mai superato il tetto annuo delle 2800.
ITALIA DECIMA – Nel mondo l’Italia è al decimo posto nella classifica delle domande di adozioni per ogni 100 mila abitanti con il 5.88%. Al primo posto figura la Spagna (13.41%) seguita nell’ordine da Svezia (9.73%), Irlanda (9.69%), Norvegia (9.68%), Danimarca (8.98%), Stati Uniti (7.17%), Olanda (6.47%), Francia (6.24%) e Finlandia (5.88%).
PAESI DI PROVENIENZA – I Paesi da cui provengono i bambini adottati da coppie italiane sono nell’ordine Federazione Russa (14.4%), Colombia (11.1%), Ucraina (10.9%), Brasile (9.5%), Vietnam (7.7%), Etiopia (7.5%), Polonia (5.8%), Cambogia (4.8%), India (4.2%), Perù (2.6%), Ungheria (2.4%), Lituania (2.3%), Nepal (2%), Cile (1.8%), Bolivia (1.6%), altri Paesi (11.4%).
CHI ADOTTA – In media i coniugi adottivi sono persone con livelli di istruzione medio-alti. I diploma di scuola superiore è posseduto dal 45.5% delle mogli e dal 43.5% dei mariti; sono in possesso di laurea il 33% dei mariti ed il 35.9% delle mogli a fronte di una media generale di coniugi laureati attestata all’8%.
Il 41% dei mariti ed il 43.7% delle mogli in coppie adottive svolgono attività impiegatizia.
In media l’età dei coniugi che adottano è di 42 per i mariti e di 37 per le mogli.
CITTA’ – Tra le città che nel 2007 hanno adottato di più figurano Milano (14.6%), Bolzano (11.4%), Roma e Firenze (8.5%), Bologna (8.3%), Torino e Brescia (6.3%). Staccatissime Napoli (4.3%), Palermo (2.4%), Salerno e Catania (1.3%), Messina (1%). Chiudono Cagliari (0.8%) e Sassari (0.3%).
NEONATI – Nel nord Italia si adottano, in proporzione, molti più bambini provenienti dall’America Latina e dall’Asia. In genere arrivano bambini asiatici molto piccoli: nel 35% dei casi hanno meno di 1 anno, nel 39.9% ha un’età compresa tra 1 e 4 anni (media 3%). L’età media dei bambini adottati dall’Africa è di 4 anni e per quelli provenienti da America Latina ed Europa è di 6. La maggioranza dei bambini adottati è di sesso maschile (57,4%).
Le statistiche inducono l’avv. Gassani ad affermare: “L’Associazione Matrimonialisti Italiani propone la assoluta semplificazione dell’iter burocratico relativo alle adozioni internazionali partendo dallo snellimento della prima fase di valutazione sulla idoneità della coppia. Altro aspetto importante è la eliminazione totale dei costi di tali adozioni che dovranno essere affrontati direttamente dallo Stato Italiano. I dati statistici infatti dimostrano che la gran parte dei genitori adottivi appartiene a fasce socio economiche medio alte: con ciò determinando una insopportabile discriminazione nei confronti delle coppie non particolarmente abbienti. L’adozione non può essere un privilegio di pochi atteso che essa rappresenta un percorso di amore e di coraggio finalizzato essenzialmente a garantire una famiglia ad un bambino abbandonato. Tanto meno è accettabile che vi sia una sperequazione tra i diritti e gli oneri dei genitori biologici rispetto a quelli adottivi. Nonostante vari sforzi della commissione adozioni internazionali e relative disposizioni di legge, nonostante l’impegno degli enti autorizzati, le adozioni internazionali nel nostro Paese prestano ancora il fianco ad aspre polemiche. In Italia, è questo il paradosso, esiste il gratuito patrocinio per i criminali ma nessun sostegno per le coppie che vogliono dare amore ad un bambino abbandonato”.