Centro Studi di Scienze Criminologico Forensi AMI
Responsabile dott.ssa Cesira Cruciani
L’ASSENZA DI UNA DELLE DUE FIGURE GENITORIALI ED IL RISCHIO DEL DISADATTAMENTO.
Il desiderio comune rappresentato dal figlio, nelle separazioni e/o nei divorzi, diviene spesso oggetto di contesa. Il figlio diventa la vittima inconsapevole di scontri e continui conflitti all’interno della relazione tra genitori.
La strumentalizzazione del bambino è il modo più semplice ed efficace per continue rivendicazioni contro il partner.
Per evitare tali spiacevoli situazioni è fondamentale stabilire gli spazi della madre e del padre, differenziando i ruoli ed i compiti educativi che pur dovendo equilibrarsi in un unico asse pedagogico, non dovrebbero mai confondersi e soprattutto invadersi.
Non è solo importante il problema riguardante il fare i genitori, ma l’essere genitori, dunque la funzione “genitoriale” nella sua essenza.
Cosa può comportare l’assenza di una delle due figure genitoriali all’interno di quello che dovrebbe essere un equilibrato sviluppo psicofisico del bambino?
In età evolutiva nel periodo della pre – adolescenza, l’assenza della figura paterna sembra essere la diretta causa di un futuro anomalo sviluppo psicosociale, cognitivo ed emotivo :
a) disadattamento sociale (comportamenti delinquenziali e antisociali);
b) disadattamento psicosessuale (inadeguato sviluppo psicosessuale e insuccesso nell’espletamento dei ruoli sessuali);
c) disadattamento scolastico (insuccessi scolastici e blocco nei processi di apprendimento).
Gli anni della preadolescenza, sostengono gli esperti, sono tali da richiedere il sostegno e l’affetto di entrambe le figure genitoriali, proprio per evitare le conseguenti difficoltà intrapsichiche e interpersonali. La perdita di una delle figure parentali è simile alla reazione di dolore che si prova per la morte improvvisa di una persona amata, le fughe da casa e gli atti delinquenziali rappresentano dei tentativi, dei veri e propri sforzi, compiuti dai ragazzi per sfuggire a sentimenti depressivi, sentimenti essenzialmente causati dalla perdita del genitore.
Come l’assenza della figura paterna è causa diretta di futuri se non immediati (non sempre facilmente diagnosticabili), disturbi di tipo psicologico – comportamentale nei figli, anche un attaccamento morboso quale ad esempio quello della madre che non può sopportare l’idea di un distacco dal suo bambino, costituisce un presupposto per un inadeguato strutturarsi della psiche.
Cosa si intende dal punto di vista giurisprudenziale per “idoneità genitoriale”? Quando facciamo riferimento a questa nozione è bene riferirsi ai seguenti concetti:
– idoneità affettivo – relazionale;
– capacità educativa.
Gli indicatori di idoneità genitoriali da tener presenti sono:
a) sostegno alla crescita attraverso atteggiamenti di tenerezza, comprensione e accoglienza;
b) sostegno e approvazione nel processo di distanza emotiva, normativa e relazionale;
c) capacità di non erogare ricompense che servano a rinsaldare un legame di dipendenza o mantenere intatto l’accudimento che conserva e non trasforma;
d) legittimazione dell’impresa che si va a compiere o che si è appena compiuta;
e) capacità di evitare atteggiamenti di collusione, nutrimento, rinforzi narcisistici, intimità invischiante, potere di esorcizzare il vuoto, il nulla che può esserci in noi;
f) capacità di tenere bene distinti i ruoli amichevoli, coniugali da quelli parentali;
g) capacità di richiamo costante al principio di realtà e al concetto di limite;
h) capacità di riconoscimento, di rispetto e di reciproca tutela dei rispettivi ruoli genitoriali.
L’adulto competente è colui che incoraggia l’autostima nel bambino, favorisce la presa di coscienza dei bisogni e dei desideri e delle loro possibilità concrete di realizzazione, aiuta a distinguere tra un sogno o meta idealizzata e la costruzione di un progetto concreto, garantendo la possibilità di sostegno in caso di richiesta o di necessità e arginando le fughe in avanti o i ripiegamenti passivizzanti e deresponsabilizzanti.
La rottura del legame tra i genitori e la derivante conflittualità fanno emergere nel bambino, in modo patologico, ansie arcaiche, timori di abbandono, ansie persecutorie e depressive, per la mancanza di punti di riferimento affettivi stabili. I bambini sono oggettivamente a rischio di danno evolutivo perché strumentalizzati ai fini della separazione dei genitori e della richiesta di risarcimento, economico e psicologico, che ne deriva. L’esperienza clinica diffusa che l’esclusione del genitore, la svalutazione del genitore allontanato e la continua messa in dubbio della fedeltà del bambino siano situazioni che, alla lunga, portano allo sviluppo di una serie di psicopatologie. Quando un bambino è costretto a negare e a rinunciare ad uno dei genitori non rinuncia solo alla persona fisicamente percepibile, ma anche alla attivazione della immagine interna corrispondente a quella persona. Sempre più è incoraggiata, negli ambienti legali e giudiziari, l’utilizzazione della consulenza psicologica per il disagio dei figli e per le coppie separate, consulenze attraverso le quali venga definito e valorizzato lo “spazio dei figli” e proprio il conflitto venga letto in termini di disagio psichico, disinvestendo le proprie energie dalla battaglia legale.
Il disagio è avvertito soprattutto nella fascia d’età più bassa , quella fino a 10 anni, dà la sensazione che per soggetti in fase evolutiva, che affrontano quindi un processo di crescita in cui ancora non si hanno a disposizioni tutti gli strumenti per delineare razionalmente gli eventi, sia ovviamente più difficile avere la capacità di elaborare il trauma che inevitabilmente deriva dalla separazione dei propri genitori. Nella fase adolescenziale il disagio è meno sentito, probabilmente per uno spostamento sul piano emotivo, dei bisogni, caratteristico di questa età ma anche perché nella fase adolescenziale aumenta l’interazione con i propri coetanei, cambiano strumenti e i punti di riferimento nella soluzione delle problematiche.
Articolo di Cesira Cruciani